Napoli, detenuto trovato in possesso di droga

NAPOLI – Movimentata perquisizione nella casa circondariale di Poggioreale, il carcere più affollato d’Italia con 2.103 presenza tra i detenuti, secondo l’ultimo aggiornamento datato 31 ottobre. Gli uomini della polizia penitenziaria, coordinati dal vicecomandante di reparto Savina D’Ambrosio, e con il supporto del Nucleo cinofili del corpo, hanno infatti esaminato e perquisito ogni anfratto delle sezioni detentive del carcere trovando un detenuto lavorante con diversi quantitativi di droga già pronti per essere spacciati nel carcere. A darne notizia è Tiziana Guacci, segretario regionale per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe. L’ispezione ha avuto luogo nella giornata di venerdì. “I nostri agenti, nel corso di una perquisizione straordinaria all’interno del carcere di Poggioreale, hanno rinvenuto e sequestrato della droga in possesso ad un detenuto lavorante, libero cioè di girare per le sezioni. Alla vista dei cani antidroga della polizia penitenziaria, l’uomo ha consegnato un pacchetto, del peso di 120 grammi, che conteneva hashish già diviso in dosi e pronto per essere spacciate. Un plauso alla Penitenziaria di Poggioreale per l’attenta e accurata perquisizione fatta con successo, ma il Sappe rinnova la richiesta al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria interventi concreti per migliorare l’operatività del reparto di polizia penitenziaria di adeguata strumentazione tecnologica anche per contrastare l’indebito uso di telefoni cellulari o altra strumentazione elettronica da parte dei detenuti nei penitenziari italiani”, conclude la sindacalista del Sappe.
“Il rinvenimento è avvenuto – spiega Donato Capece, segretario generale del Sappe – grazie all’attenzione, allo scrupolo e alla professionalità di personale di polizia penitenziaria in servizio. Questi episodi, oltre a confermare il grado di maturità raggiunto e le elevate doti professionali del personale di polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Poggioreale ci ricordano che il primo compito della Penitenziaria è e rimane quello di garantire la sicurezza dei luoghi di pena e impongono oggi più che mai una seria riflessione sul bilanciamento tra necessità di sicurezza e bisogno di trattamento dei detenuti. Tutti possono immaginare quali e quante conseguenze avrebbe potuto causare l’introduzione di droga in un carcere”.
Il Sappe evidenzia che “dai dati in nostro possesso sappiamo che il 25 per cento delle persone, italiane e straniere, detenute in Italia, ossia uno su quattro, ha problemi di droga. Nelle carceri della Campania, e segnatamente a Poggioreale, questa percentuale sui tossicodipendenti ristretti in carcere sale oltre il 30 per cento ossia un detenuto su tre ha dipendenza da droga. Per chiarezza va ricordato che le persone tossicodipendenti o alcoldipendenti all’interno delle carceri sono presenti per aver commesso vari tipi di reati e non per la condizione di tossicodipendenza. La loro presenza comporta da sempre notevoli problemi sia per la gestione di queste persone all’interno di un ambiente di per se cosi problematico, sia per la complessità che la cura di tale stato di malattia comporta. Non vi è dubbio che chi è affetto da tale condizione patologica debba e possa trovare opportune cure al di fuori del carcere e che esistano da tempo dispositivi di legge che permettono di poter realizzare tale intervento. Ma, nel contempo, va stroncato con fermezza ogni tentativo illecito di introdurre e far circolare droga in carcere e va punito severamente chi se ne rende responsabile”.
“Sta diventando un incubo per gli spacciatori Spike – commentano Ciro Auricchio e Giuseppe Moretti, segretario regionale e presidente dell’Uspp (Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria) – complimenti sia al gruppo regionale dei cinofili sia al comando di polizia penitenziaria di Poggioreale per la brillante operazione”. I due sindacalisti ricordando che “la polizia penitenziaria è una forza sana e professionalmente eccellente dello Stato: è necessario però dotarla di risorse umane, materiali e strumentali per garantire maggiore sicurezza per gli istituti di pena”.

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