Napoli, due auto bruciate e spari al Caravita

Napoli, due auto incendiate e spari al Caravita

NAPOLI – Due auto incendiate al Lotto 0 e spari al rione Caravita. I gruppi di fuoco si sfidano nella notte e la guerra va avanti nel quartiere Ponticelli. Nessun ferito, si affrettano a dire le forze dell’ordine. Le segnalazioni lanciate dagli abitanti nella notte. Poi l’intervento dei vigili del fuoco e della Scientifica. 

Gli investigatori sospettano che siano colpi di coda della faida: prove di forza tra le paranze in lotta. E ipotizzano due episodi collegati e ascrivibili a un assalto alle roccaforti, dove abitano i De Luca Bossa-Minichini e gli alleati.

Sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, i raid non sono conseguenze dirette del duplice omicidio in via Eugenio Montale (provocato da frizioni interne). Ma resta la tensione a livelli altissimi. La Procura sa che le cosche hanno alzato l’asticella dello scontro e ora puntano le pistole ad alzo zero. Non c’è più spazio per la mediazione. Gli scenari tracciati nelle ultime ore sono da brivido: c’è una frattura tra i De Micco e i De Martino, slegata dall’agguato in via Montale: episodio personale, dopo una spedizione punitiva ordinata dal clan nei confronti di Antonio Pipolo (il 27enne si è presentato ai carabinieri e ha raccontato tutto, avrebbe impugnato la pistola come reazione impulsiva). Discorso diverso il terremoto tra le file dei ‘Bodo’: in pratica oggi i leader dei due gruppi alleati non si fidano gli uni degli altri. Non solo. Non si riconoscono come capi. Una sorta di corsa al potere. Il vero e unico collante tra le fazioni era Marco De Micco, arrestato poco tempo fa. E senza il capo indiscusso, i colonnelli hanno cominciato a scalciare e recriminare spazio. La situazione sembra precipitata dopo scarcerazioni eccellenti – riflettono gli inquirenti – quella di Christian Marfella (figlio di Teresa De Luca Bossa) e di Francesco De Martino, considerato ai vertici del gruppo, che spalleggia i De Micco. Insomma sono due i fattori principali: l’arresto di De Micco e il ritorno a Ponticelli di personaggi di primo piano. Da qui le ‘incomprensioni’ e gli attriti. Sullo sfondo c’è sempre la spartizione dei proventi illeciti e ognuno vuole la fetta più grande. Il retroscena è altrettanto agghiacciante: i De Luca Bossa-Minichini hanno fiutato la scissione e lanciato una dura offensiva con le stese negli ultimi giorni, scatenando le ritorsioni rapide dei rivali. Vogliono ‘riprendersi’ il quartiere e approfittare dell’assenza di Marco De Micco. Ecco l’escalation. Quando finira? Nessuno sa cosa succederà nelle prossime ore. Ma si temono azioni eclatanti, perché ormai lo scontro è in campo aperto. Intanto tremano i boss dei De Micco-De Martino, dopo le prime dichiarazioni di Antonio Pipolo (si è costituito dopo il duplice omicidio di Carlo Esposito e Antimo Imperatore): potrebbe cadere l’intera piramide criminale dei Bodo in pochi giorni. Lo sperano i magistrati, che da mesi hanno i riflettori su Ponticelli, dopo agguati, stese e bombe. 

“Zero interventi qui finisce come Scampia”

La marcia per la legalità non è stata un flop e c’erano almeno 150 persone”. Il presidente della VI Municipalità era lì. Alessandro Fucito ragiona a voce alta: “Organizzata da un giorno all’altro, è già un miracolo se si riescono a fare iniziative di questo genere”. Poi taglia corto: “Se fosse stato pianificato in periodo scolastico (e non in 24 ore), avremmo avuto migliaia di persone”. Ma come è andata? E cosa farete adesso per non spegnere i riflettori su Ponticelli? “Beh, il presidio dei cittadini è comunque una risposta. C’era poca gente del rione, perché è spaventata”. Lei è abituato a superare emergenze, qual è la questione da affrontare? “La sicurezza non riesce ad essere un tema pubblico e politico. Nessuna presa di posizione netta e soprattutto nessun provvedimento dopo i recenti gravi fatti di cronaca. Cosa si aspetta? Una faida come a Scampia? Il sistema delle istituzioni sembra non riuscire a reagire a episodi, che non sono più avvisaglie, ma fatti inquietanti. Parliamo di sparatorie, bombe e uccisioni. Solleciteremo un tavolo per l’ordine e la sicurezza. Abbiamo chiesto cose semplici. La prefettura dovrebbe farsi carico di portare a termine la procedura per la videosorveglianza e un programma di collaborazione tra forze dell’ordine per incrementare i controlli. Intanto attendiamo i funerali dell’operaio malcapitato”.

Gli abitanti evitano le zone più a rischio

Gli abitanti temono le rappresaglie armate e la sera evitano di camminare nelle zone a rischio. Ci sono isolati considerati raccaforti e qui i gruppi di fuoco si stanno sfidando. Lo sanno polizia e carabinieri, che pattugliano il quartiere. E lo sanno anche gli abitanti, che vedono batterie di scooter sfrecciare tra le palazzine popolari. I cittadini l’altro ieri pomeriggio hanno presidiato via Eugenio Montale per dire stop alla violenza.  

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