Napoli, fino a 330 voli al giorno: ma da 51 anni si frena sul grande polo campano

NAPOLI – E’ da 51 anni che la politica nazionale sa che la città di Napoli non può avere un solo aeroporto, per altro posizionato in pieno territorio cittadino. Lo sa da quando, il rapporto sugli aeroporti del 24 Maggio 1972, redatto dal comitato voluto dal Ministero dei Trasporti e dall’Aviazione Civile sottolineava che la “costruzione del nuovo aeroporto è assolutamente improrogabile e da attuare con procedura d’urgenza”. Da allora altri studi hanno ribadito il concetto.


La svolta abortita
Solo nel 2003, dopo che alla fine degli anni ‘90 l’amministrazione regionale guidata da Antonio Rastrelli aveva lanciato il progetto Grazzanise, la giunta del governatore Antonio Bassolino ha chiesto ad esperti del settore aeronautico e infrastrutturale di redigere uno studio di sviluppo, nel quale è stata poi individuata la necessità di puntare su quello casertano come polo aeroportuale principale. Nel Piano, per la Campania era prevista la realizzazione di un sistema aeroportuale integrato con Napoli quale city airport, Salerno aeroporto per l’aviazione generale e Grazzanise vero aeroporto campano, aperto al traffico passeggeri e cargo. Poi l’improvviso stop con il Dpr 201 del 2015 che individuava solo Napoli e Salerno come scali di interesse nazionale, affossando il progetto casertano. Nel 2019 la fusione Gesac-Costa d’Amalfi ha portato entrambi Capodichino e Pontecagnano sotto la stessa bandiera, con la Regione di Vincenzo De Luca chiaramente schierata per la soluzione salernitana ai problemi di Capodichino. Soluzione che perché prevede, dati Gesac, interventi infrastrutturali per un importo complessivo di 257 milioni di euro fino al 2043, fra finanziamenti pubblici e privati che, in maniera graduale, consentiranno di accogliere fino a 6 milioni di passeggeri. Ma allo stato attuale, secondo l’amministratore delegato della compagnia Ryanair, Eddie Wilson la pista dell’aeroporto “non è abbastanza lunga”. E le montagne sono li a portata di mano. Sarà complicato, quindi, decongestionare il traffico aereo di Capodichino che supererà gli 11 milioni di passeggeri nel 2023. Persino Gesac è consapevole “che lo scalo partenopeo non può da solo rispondere alla crescente domanda di trasporto aereo della regione Campania”. Eppure nessuno interviene e Gesac spinge per Costa d’Amalfi, dove è parte in causa. Alla politica il compito di ascoltare anche i cittadini in merito.
Il giallo dei controlli
Restano, quindi, i problemi. Che Gesac comunque ha provato ad affrontare don azioni di mitigazione quali la chiusura dello scalo al traffico notturno (dalle 24 alle 6) ed una procedura di decollo aggiuntiva per ridurre l’impatto sul centro storico di Napoli. Secondo l’Arpac nei primi 4 mesi di sperimentazione (aprile-luglio), “oltre 200 ore di volo in meno che si traducono in minore emissione di rumore e di CO2, stimata in oltre cinquemila tonnellate in meno”, fanno sapere da Gesac. Sui controlli, però, resta qualche perplessità. Di questo, infatti, si è discusso anche in commissione al Comune di Napoli il 20 settembre. Ma il verbale è stato successivamente modificato in questo modo: “Arpac e Gesac comunicano che le misurazioni strumentali sono terminate a giugno 2023 e saranno inserite nel sistema di monitoraggio aeroportuale per ulteriori analisi sui dati acquisiti che potrà effettuare Gesac, eventualmente con il contributo di Arpac”. Quindi niente centraline ‘terze’ a monitorare, niente dati fino alla prossima estate e indicazioni fornite direttamente da Gesac, che dovrebbe essere il ‘controllato’, non il ‘controllore’. Il Comune ha comunque chiesto maggiore attenzione sul tema. Si vedrà.
La donazione a Capodimonte
Tra Municipio e Gesac la tensione resta. Si è definitivamente sciolta, invece, quella durata anni tra il Museo dei Capodimonte e l’aeroporto. Nel 2020 è stato firmato un accordo con il quale Gesac è diventata main sponsor del polo museale (con una donazione di circa 580mila euro) e da allora il direttore Sylvain Bellenger ritiene, come detto pochi giorni fa, che “non c’è prova dell’inquinamento dell’aria. Quello sonoro c’è ma si possono adottare soluzioni per ridurlo. Aggiungo che non c’è progetto di Capodimonte che non riceva sostegno dalla Gesac. Il saldo è positivo”. Per lui e per chi l’aeroporto lo usa per viaggiare. Non per migliaia di cittadini per i quali, ogni mattina alle 6, la sveglia arriva dal cielo. E che non smettono di dare battaglia. Capodichino è un grande scalo, gestito in modo moderno ed è una grande risorsa. Ma non può essere più solo e continuare ad inanellare record che rendono la vita impossibile ai cittadini.

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