All’inizio della sua carriera di scultore Mario Iaione, nato a Napoli nel 1977, ha operato soprattutto sul terreno dell’artigianato. La sua produzione si caratterizzava soprattutto per un’indagine sulla maschera pulcinellesca, rivisitata in modo originale. Più tardi la rappresentazione dei volti ha lasciato spazio a composizioni plastiche più ardite, che conservano, però, tratti propriamente antropomorfi. Dal 20 ottobre al 3 novembre 2021 il frutto di un ventennio del suo lavoro è stato esposto tra le epigrafi del Museo Archeologico di Napoli (Mann), per la mostra “Attraverso archetipi dell’Arte”. Preziosissimo, esaustivo e chiaro l’intervento di Luigi Caramiello, docente di Sociologia dell’Arte e della Letteratura all’Università degli Studi di Napoli Federico II.
L’intervista a Maio Iaione
L’Arte come catarsi, per esorcizzare le paure, i demoni interiori, i lati oscuri del proprio carattere e del passato, per poi ritrovare se stessi in molteplici forme e dimensioni. Guardare “attraverso” i nostri occhi e quelli degli altri, cercando un confronto sincero, quanto più vero possibile, quanto più profondo possibile. Si può racchiudere in poche righe, considerato l’argomento così vasto e impervio, la sua ricerca interiore finalizzata all’intima condivisione delle sue opere col pubblico?
La ricerca è sempre una continua introspezione, dalla quale affiorano personali stati d’animo del momento. Raccontare le proprie opere è difficile, è come tornare al momento in cui le si crea. Il rapporto con il pubblico è ogni volta stimolante, perché dai loro racconti riscopro le mie sculture, le loro emozioni le trasformano in mille diverse.
La forza creativa delle sue opere ben si connette ed interagisce con la potente forma espressiva dell’ambiente circostante. Volti di un impatto mimico disarmante, diventano linee e figure geometriche, colori e “blocchi” materiali e immateriali, che lasciano presagire corsi e ricorsi storici ed emozionali. La sua esperienza al Mann.
L’esperienza Al “Museo Archeologico Nazionale di Napoli Mann” è stata soprattutto un onore, formativa e molto stimolante. “Opere tra le opere”, forme tanto diverse, blocchi in marmo nei quali sono presenti millenni, ma che arrivano fino a noi in un ideale passaggio di testimone.
Come si rapporta alla realtà che oggi ci circonda e quasi ci divora, e soprattutto come rapporta la sua Arte introspettiva che ha bisogno inevitabilmente di “tempo” per essere letta, a un mondo per lo più frenetico, che corre veloce, lasciando dietro di sé troppe domande senza risposta. Le sue opere sembrano fermare il tempo.
Effettivamente viviamo in un mondo frenetico, mi accorgo però che quando l’osservatore ha interesse dona a se stesso e all’opera il tempo dovuto.
Il suo pensiero sul Terzo Settore dopo un periodo drammatico come quello vissuto in pandemia e, secondo la sua esperienza, il modo migliore per attrarre il grande pubblico verso una rinascita culturale ad ampio spettro.
Gli ultimi due anni hanno messo a dura prova un settore strategico e fondamentale per il nostro paese, ma confido nei tanti talenti e nel patrimonio culturale impareggiabile a livello globale. Sarà soprattutto il settore artistico, culturale e creativo a tirare fuori il paese da una fase così dura, supportato ovviamente da una economia effettiva e possibile.