NAPOLI (Francesco Foco) – “E’ una giunta a tempo determinato”. E’ il nuovo ritornello degli addetti ai lavori della politica napoletana. Da più fonti più e meno vicine al sindaco Gaetano Manfredi arrivano indicazioni in questo senso: i problemi sono tanti, gli scontenti di più e un rimpasto non è rinviabile in eterno. Rimpasto? Proprio così. Il sentore, in realtà, si aveva già nel giorno della presentazione ufficiale della giunta. Tenere dentro solo 2 partiti ed escludere le altre 10 liste può durare qualche mese, non di più. Ma c’è dell’altro: l’esercito degli scontenti e dei mugugni aumenta giorno dopo giorno. Tanti, troppi si sentono esclusi, non tenuti dentro la macchina decisionale e politica della coalizione. Ci vuole uno scatto di reni innanzitutto ideale. E subito dopo politico, con nomine e un riequilibrio in maggioranza. Bisogna tenere conto che l’assessore Pier Paolo Baretta è stato chiamato per uno scopo ben preciso: ottenere il miliardo e 300 milioni di euro del Patto per Napoli. E’ storia nota che l’assessore al Bilancio sia stato concertato con Palazzo Chigi e su indicazione di Dario Franceschini si sia giunti al nome di Baretta. Terminato il suo compito e portato a casa il Patto, una persona che è stato sottosegretario per quattro governi di fila non rimarrà a Napoli a lungo. La seconda casella da riassegnare è quella alla Cultura: il sindaco non terrà in eterno la delega. Nei prossimi giorni nominerà Sergio Locoratolo a capo di una cabina di regia fatta di professori e artisti. Sembra una mossa propedeutica alla promozione in giunta di Locoratolo stesso. Un altra poltrona che potrebbe saltare è quella di Vincenzo Santagada, assessore alla Salute e presidente dell’ordine dei farmacisti di Napoli. Indicato dalla lista Azzurri per Napoli, potrebbe far posto ad un profilo più politico scelto da Stanislao Lanzotti e Gabriele Mundo. Il nervo scoperto vero, però, è il Movimento 5 Stelle. Manfredi ha tenuto in considerazione i grillini solo per l’amicizia personale con Giuseppe Conte. Le ultime vicissitudini dei M5S, però, liberano il sindaco da un peso. Se Luca Trapanese, assessore alla Politiche sociali, è molto vicino all’ex Rettore, lo stesso non si può dire della delegata allo Sport Emanuela Ferrante: sostanzialmente fa l’assessora a part-time, perché per sua stessa ammissione non si è messa in aspettativa dal lavoro (gli assessori guadagnerebbero troppo poco). Dato che la sua presenza a Palazzo San Giacomo si riduce a poche ore giornaliere e che non le ha prescritto il medico di amministrare la capitale del Sud, è la indiziata numero uno ad uscire dalla giunta in vista di un rimpasto. La road map è stata tracciata. Bisogna attendere la firma di Mario Draghi sul Patto per Napoli e l’arrivo dei primi fondi. Successivamente, verso giugno, iniziare un giro di consultazioni tra gli alleati e la società civile, dato che gli scontenti sono tanti. E arrivare al rimpasto in autunno. Con il Bilancio votato e le Politiche alle porte.