NAPOLI – La nuova generazione della camorra è, forse, ancor più spietata della ‘vecchia guardia’. Tre giovanissimi sono stati arrestati con l’accusa di aver tentato di costringere un 45enne di Ponticelli a vendere droga nel nome e per conto del clan Casella, alleato dei De Luca Bossa sotto la bandiera dell’Alleanza di Secondigliano. Ieri mattina i carabinieri della tenenza di Cercola hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di Giuseppe Musella, 24 anni, Emanuele Russo, 25 anni, e di Daniele Frassanito, il più giovane del terzetto coi suoi 19 anni da compiere tra un mese. Sono gravemente indiziati dei reati di estorsione aggravata, rapina, lesioni personali, porto abusivo di una pistola e detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, reati aggravati dal metodo mafioso, commessi ai danni di un 45enne di Ponticelli.
Le indagini, svolte dai carabinieri di Cercola sotto il coordinamento della Dda della Procura di Napoli, hanno avuto inizio a seguito della denuncia raccolta dai militari agli inizi di marzo, quando la vittima si è recata in caserma con il volto completamente tumefatto e sanguinante.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, i tre indagati, nelle ore precedenti alla denuncia, si erano presentati presso la sua abitazione, con l’obiettivo di costringerlo a vendere per loro conto un ingente quantitativo di hashish, minacciandolo che qualora non avesse accettato la loro proposta avrebbe dovuto cedere il possesso della sua autovettura o della sua casa popolare o, in alternativa, avrebbe dovuto consegnare loro la somma in contanti di 10mila euro. Al rifiuto del denunciante, i tre avevano iniziato a picchiarlo selvaggiamente alla presenza della moglie e dei due figli minorenni. Un vero e proprio infermo. La legge della camorra che, in alcuni contesti, rende normale l’anormale.
Le indagini svolte hanno consentito l’acquisizione di elementi probatori gravemente indizianti in ordine alla riconducibilità delle condotte oggetto di contestazione ai tre arrestati, ritenuti collegati al clan Casella di Ponticelli.
I provvedimenti eseguiti sono misure cautelari, disposte in sede di indagini preliminari, avverso le quali sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari delle stesse sono persone sottoposte alle indagini e, come tali, presunte innocenti fino a sentenza definitiva.
Nella zona del ‘grattacielo’, in via Luigi Franciosa a Ponticelli, e nel territorio di Cercola, a dettare legge sono i cosiddetti ‘nuovi Casella’. Figli e nipoti della ‘vecchia guardia’, disarticolata dalle inchieste della magistratura e decine di arresti. I Casella sono inseriti nel cartello coi De Luca Bossa e i Minichini. Anche sul fronte opposto c’è stato un ricambio generazionale: i De Micco e i De Martino hanno dovuto fare spazio alle nuove leve, per non perdere terreno. Così si è riacceso lo scontro tra le paranze. Non è tutto. I nuovi Casella avrebbero stretto un patto di ferro con i reduci al rione Luzzatti di Poggioreale. Non sono più soli. E possono contare sul fronte antagonista ai ‘Bodo’. C’è una convergenza trasversale a Ponticelli contro i De Micco e De Martino. E i Casella ne vogliono approfittare.
Il clan controlla ogni singolo movimento dell’attività di spaccio in via Luigi Franciosa. Il ‘grattacielo’ è tra le basi più redditizie dell’intera periferia orientale. Fa gola a molti. Ma per i ‘nuovi Casella’ non c’è burocrazia che tenga.
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