Nato, 75 anni a difesa della democrazia

NAPOLI – Nel cuore del Mediterraneo due giorni di festa per celebrare un’Alleanza fra 32 Paesi coesa, unita e ancora oggi, dopo 75 anni, necessaria. Per l’anniversario della fondazione della Nato si sono ritrovati a Napoli militari, diplomatici e rappresentanti delle istituzioni. In questi 75 anni, l’Italia e, in particolare Napoli, hanno sempre ricoperto un ruolo di primo piano in seno all’Alleanza, per esempio nel mantenere la fruibilità delle vie di navigazione del Mediterraneo durante la Guerra Fredda o nel partecipare alle operazioni condotte nei Balcani Occidentali negli anni 90. Nel corso degli anni, il JFC Naples ha stabilito un solido legame con la comunità locale e con la Regione Campania svolgendo il proprio operato dapprima dalla sede di Bagnoli e, in anni piú recente, dall’attuale sede di Lago Patria. E questo legame si è visto e toccato con mano in questi giorni, tra un evento e l’altro organizzato con amore dagli uomini e dalle donne della Nato. Ovviamente, la circostanza è stata propizia per parlare di politica internazionale e di difesa. In 75 anni accadono tante cose: cosa significa oggi essere parte della Nato? “Il territorio da difendere è cresciuto. – spiega l’ammiraglio Rob Bauer, Capo del Comitato Militare, la più alta autorità militare dell’Alleanza – Eravamo 12 membri nel 1949, ora siamo in 32. E questa credo sia di per sé la prova della importanza della nostra alleanza. Ci sono tante nazioni in più. Oggi sono più del doppio. Questo significa che le nazioni vedono nell’alleanza un valore aggiunto in termini di sicurezza, sia collettiva che individuale, ossia dei paesi membri. Nell’essenza ha ancora a che fare con la deterrenza e difesa collettiva, ma la Nato si è anche adattata ed è cambiata con il tempo, quando questo si è reso necessario, a causa del cambiamento del numero di membri, a causa del fatto che a un certo punto pensavamo che la Russia sarebbe diventata un partner, che non fosse più una minaccia. Ora siamo tornati indietro, con la Russia come minaccia – sottolinea l’ammiraglio – Per cui attraverso il tempo molte cose sono cambiate, abbiamo avuto un periodo di venti, trent’anni di “Operazioni di risposta alle crisi” perché pensavamo che non ci fosse una minaccia alla nostra difesa collettiva, per cui siamo andati in Afghanistan, in Iraq, in Kosovo. Alcune di quelle missioni sono ancora lì. Ovviamente ora siamo tornati a concentrarci sul fronte della difesa collettiva ma è possibile che altre missioni si rendano necessarie. Ci sono tre obiettivi: difesa collettiva, gestione e risposta alle crisi e sicurezza cooperativa che consiste essenzialmente nella cooperazione con i partner. Tutte queste cose sono state parte della nostra storia, del nostro percorso per arrivare a essere ciò che siamo oggi e hanno ancora a che fare con la difesa collettiva e con l’obiettivo di difendere ogni centimetro del nostro territorio, ma anche con la difesa della democrazia e della libertà”.
Anche il ‘padrone di casa’, l’ammiraglio Stuart B. Munsch, Comandante del Comando Interforze Alleato di Napoli e Comandante delle Forze Navali USA in Europa e Africa, ha ribadito l’impegno dell’Alleanza a difendere i suoi valori fondamentali. “La guerra è l’inferno – ha dichiarato – la Nato è un’organizzazione votata all’azione e destinata a difendere ogni centimetro del territorio alleato. E i valori fondamentali non cambieranno mai”.
Valori da sempre condivisi dall’Italia che, ha ribadito l’ambasciatore statunitense Jack Markell, “è un alleato fondamentale. L’Italia è un Paese membro davvero importante: gli Stati Uniti con l’Italia, con tutti i membri della Nato, lavorano su una serie di questioni importanti”, dice. “La leadership italiana in Kosovo, in Libano e altrove è stata molto, molto forte e siamo davvero grati per questa partnership”. E il ruolo nella missione nel Mar Rosso? “L’Italia ha assunto anche quell’importante ruolo di leadership nel Mar Rosso. Quindi, ancora e ancora, l’Italia continua a farsi avanti nei confronti dei partner della Nato, e questo è esattamente ciò che l’Alleanza richiede”.

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L’omaggio in musica nel tempio della lirica

NAPOLI (cm) – Il Comando Interforze Alleato di Napoli (JFC Naples) ha celebrato il 75° anniversario della fondazione della Nato con due eventi straordinari, promossi nei giorni scorsi, che hanno mescolato la maestosità della musica e la solidità della difesa. Lunedì il Teatro San Carlo è stato il palcoscenico di uno spettacolo eccezionale che ha unito la Banda delle Forze Navali USA in Europa, musicisti provenienti dalle nazioni della Nato e l’ensemble That’s Napoli Live Show diretto dal Maestro Carlo Morelli. Quest’ultimo è un complesso musicale e canoro composto da 17 cantanti e 4 musicisti, ideato dallo stesso Maestro Morelli. L’evento è stato un tributo alla diversità culturale e musicale, incarnando l’essenza stessa dell’unità promossa dalla Nato.
I padroni di casa dell’evento sono stati l’Ammiraglio Stuart B. Munsch, Comandante del Comando Interforze Alleato di Napoli e Comandante delle Forze Navali USA in Europa e Africa, e il Prof. Gaetano Manfredi, Sindaco di Napoli e Sindaco della Città Metropolitana di Napoli. Tra gli illustri partecipanti, vi erano l’Ammiraglio Rob Bauer, Capo del Comitato Militare della Nato, Ambasciatori, Capi della Difesa e Rappresentanti Militari.
I festeggiamenti sono proseguiti ieri con un ricevimento ospitato dall’Ammiraglio Munsch a bordo della nave USS Mount Whitney, ancorata nel Porto di Napoli. La USS Mount Whitney, nota per essere la nave ammiraglia e di comando della Sesta Flotta degli Stati Uniti, ha offerto uno scenario impressionante per questa celebrazione. La sua importanza non si limita al ruolo di comando nella flotta degli Stati Uniti, ma si estende anche come piattaforma di comando galleggiante delle Forze Navali di Attacco e Supporto della Nato. Questi eventi hanno non solo sottolineato il valore della cooperazione internazionale e della solidarietà tra le nazioni membre della Nato ma hanno anche rafforzato il legame tra la Nato e la città di Napoli.

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