Napoli, pizzo di Pasqua: l’assedio dei clan

NAPOLI – Mancano otto giorni alla domenica di Pasqua e gli affari, tra Napoli e provincia, iniziano a spiccare il volo. C’è la caccia alle uova di cioccolato, la ricerca dell’ingrediente giusto, un fine settimana lungo da trascorrere, come tradizione impone, con chi si vuole. Negozianti e imprenditori si sfregano le mani, insomma, nonostante le difficoltà di una congiuntura economica critica come quella attuale. Ma le feste comandate, si sa, rappresentano occasioni ghiotte per accrescere il volume degli introiti. Un discorso che vale anche per la criminalità organizzata, che con le feste comandate ci va a nozze. La Pasqua è, a tutti gli effetti, un appuntamento che malavita e dintorni non possono permettersi il lusso di perdere. La Pasqua è legata a doppio filo con il fenomeno del racket, in quanto ‘rata’ riconosciuta dal mondo della criminalità organizzata. Com’è il trend di quest’anno? A dirlo a ‘Cronache di Napoli’ è Luigi Cuomo, presidente di Sos Impresa – Rete per la legalità, associazione antiracket e antiusura. “Anche quest’anno è partita la campagna di Pasqua per gli esattori dei clan dediti all’estorsione – racconta Cuomo – I modi di fare sembrano più prudenti con richieste meno esose del passato e caratterizzate da una leggera crescita della tendenza alla denuncia”. Con quali modalità le cosche ‘agganciano’ le vittime? “Generalmente spiega Cuomo – gli estorsori sono emissari di clan e capiclan, raramente è il capoclan che si espone direttamente. Gli emissari sono persone che variano a seconda della delicatezza e pericolosità della richiesta rispetto alla potenziale vittima: quando si ritiene una preda facile allora vengono utilizzati i giovanissimi, anche quando è considerata molto a rischio si impegnano giovanissimi, per non rischiare troppo. Nei confronti di quelli considerati tranquilli e sicuri dal punto di vista del rischio denuncia allora si impegnano ‘colonnelli’ dei clan”. C’è lo Stato, con le sue tasse da pagare, e poi c’è l’antistato, con altrettanti tributi da versare. Quali sono i fattori che determinano le cifre di una richiesta di pizzo? “La richiesta estorsiva è sempre parametrata alla presunta capacità economica della vittima – illustra ancora Cuomo – Tuttavia, recentemente le pretese sembrano essersi abbassate e riteniamo che questo sia dovuto principalmente a due motivi. Il primo è che la crisi economica impedisce alle imprese di concedere grosse cifre ai camorristi. L’altra è quella che in questo modo si tenta di ridurre il rischio denuncia”. Il fenomeno del pizzo segna profondamente tanto il territorio del capoluogo quanto quello della provincia. “Generalmente le zone più commerciali e con una storica propensione a pagare sono le zone a maggiore pressione estorsiva – prosegue – In termini di geolocalizzazione è difficile tracciare una mappa precisa, le periferie popolari, il centro storico, le aree commerciali più sviluppate e le aree turistiche sono tutte interessate, a vari livelli, dalle richieste estorsive soprattutto nei tre periodi canonici, è il periodo che precede la Pasqua è uno di questi tre”.
Tutto cambia, persino la camorra: Cuomo sottolinea il fatto che, negli ultimi tempi, si registrano cambiamenti “in alcuni atteggiamenti di prudenza da parte della camorra che sempre più cerca di mascherare la pretesa estorsiva tradizionale con la concessione di beni o servizi, non richiesti, di pessima qualità e di costo elevato. E’ cresciuta la preoccupazione rispetto al rischio denuncia e questo sta obbligando le organizzazioni camorristiche a modificare modalità e termini dell’estorsione per ridurre questo rischio”. I prossimi giorni saranno cruciali per negozianti e imprenditori. I clan torneranno a ore a battere cassa. Lo faranno, molto probabilmente, intorno alla metà della prossima settimana. E’ alle vittime e alle potenziali vittime che Cuomo rivolge un ultimo pensiero. Il suo è un appello accorato: “Riteniamo sempre più importante per i commercianti, e per tutti gli operatori economici, considerare prioritaria la scelta di denunciare rispetto a quella di subire, nella paura e nella sottomissione a queste organizzazioni criminali, perché la denuncia oltre che servire a liberarsi di questi parassiti, oggi è una opportunità sicura e, soprattutto, conducibile non da soli ma accompagnati dalle associazioni antiracket che nella nostra città e nella nostra provincia sono più numerose ed affidabili, capaci di offrire un servizio, ricordo completamente gratuito, di solidarietà e di accompagnamento in tutte le fasi prima e dopo la denuncia. Anche la venuta a Napoli del nuovo procuratore generale Nicola Gratteri rafforza questa fiducia perché i suoi appelli alla denuncia dimostrano l’impegno assoluto alla lotta a questo odioso e pericoloso fenomeno criminale che insieme a quello usuraio sono le vere malattie della nostra città e della nostra economia”.

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