ROMA – Ancora una volta, nel giorno in cui Napoli celebra il patrono della città partenopea, il prodigio della liquefazione del sangue di San Gennaro è avvenuto. Alle 9.26 è stata mostrata ai fedeli riuniti in Duomo l’ampolla con il sangue del santo, dopo la processione, aperta dall’arcivescovo monsignore Mimmo Battaglia dalla cappella dove si trova la teca che custodisce l’ampolla con le reliquie del santo, fino all’altare maggiore. Applausi e fazzoletti bianche hanno accolto l’annuncio del ‘miracolo’.
In un duomo gremito di fedeli erano presenti anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, il ministro della Cultura, Dario Franceschini, il vicepresidente della Camera, Ettore Rosato e il governatore della Campania, Vincenzo De Luca.
“Un ottimo auspicio per la città e il grande calore del popolo che si è stretto intorno al Santo è una bellissima immagine”, sono le parole del napoletano Di Maio. “Anche oggi c’è stato il miracolo della liquefazione del suo sangue. Viva San Gennaro!”, gli fa eco dai social Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia, postando una sua foto da Napoli.
Per la città di Napoli il ‘prodigio’ è certezza e tradizione tre volte l’anno: il sabato che precede la prima domenica di maggio, in ricordo della traslazione delle spoglie da Pozzuoli a Napoli, il 19 settembre, giorno in cui ricorre l’anniversario del rio martirio, avvenuto sotto Diocleziano, e infine il 16 dicembre, quando nel 1631, la statua del santo portata in processione fermò la lava del Vesuvio alle porta della città senza distruggerla.
Secondo la tradizione, il mancato scioglimento del sangue è segno di cattiva sorte per la città ma attenzione a considerare il prodigio come un “oracolo”, avverte monsignor Domenico Battaglia, durante l’omelia. “Poco importa, fratelli e sorelle mie, che il sangue si sciolga o meno: non riduciamo mai questa celebrazione a un oracolo da consultare! Credetemi, ciò che importa davvero al Signore, ciò che ci chiede con forza il nostro vescovo e martire Gennaro è l’impegno quotidiano a scommettere sull’amore”.
L’omelia è stata anche l’occasione per ricordare la “piaga” della malavita organizzata che attanaglia quella terra, un “male cancerogeno della camorra e della cultura mafiosa, della povertà educativa e della disoccupazione, piaga che – conclude l’arcivescovo – investe in modo drammatico i nostri giovani, spesso costretti a emigrare”.
Di Valentina Bombardieri