Napoli, ‘stesa’ a Barra, tragedia sfiorata

Un commando ha esploso 15 colpi in via Serino, colpita un’abitazione. Alcuni proiettili hanno raggiunto i muri, uno ha infranto la finestra della cucina della casa di una donna di 61 anni

NAPOLI – “Correte, hanno sparato davanti casa mia e un proiettile ha colpito la finestra della cucina”. E’ questo il tenore della segnalazione giunta alle forze dell’ordine nel cuore della notte. La telefonata proveniva da via Serino, da un’abitazione del civico 6. Al telefono c’era Teresa Sasso, 61 anni, la donna che abita all’altezza del punto in cui il commando è entrato in azione. Nessuno è rimasto ferito, anche se l’ennesima fiammata di violenza criminale avrebbe potuto finire in tragedia. In giorni caldi come questi non è raro che le persone stiano al balcone o affacciate alle finestre. La polizia, intervenuta sul posto, ha repertato a terra 15 bossoli calibro 9×21.

Alcuni hanno colpito la parete esterna dello stabile e uno la finestra della cucina della casa della donna. Adesso le indagini sono indirizzate a dare un nome e un volto ai responsabili e, soprattutto, a capire il perché dell’ennesima scorribanda armata. Partendo da un’analisi geografica, gli inquirenti ritengono la zona di via Serino la roccaforte dell’organizzazione degli Aprea. Non solo. Sempre in via Serino, alcuni mesi fa, si verificò un’altra incursione armata che causò il ferimento di una ragazza innocente.

Nelle prime ore del 21 aprile, i carabinieri del comando provinciale di Napoli eseguirono un fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica di Napoli, nei confronti di Luigi Aprea detto Gennaro, di 29 anni, Vincenzo Aprea, 25enne, Giovanni Aprea, di 24 anni (tutti figli del boss detenuto Ciro Aprea) e di Fabio Falco, 31enne, tutti di Barra indiziati dei reati di tentato omicidio, detenzione e porto illegale di armi comuni da sparo, aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose. Il provvedimento fu emesso nei confronti degli indagati, di fatto i rampolli di seconda generazione degli Aprea, in relazione all’agguato nel corso della quale rimase ferita una donna completamente estranea ai fatti, la 25enne Federica Mignone.

L’azione di fuoco, commessa in pieno giorno, tra la folla e a volto scoperto, apparve agli inquirenti finalizzata a fornire all’esterno la dimostrazione della forza militare del clan Aprea in modo da garantire il controllo del territorio attraverso la repressione immediata e plateale di ogni condotta che possa metterne in discussione il potere. Secondo la procura gli indagati, nel tentativo di colpire l’obiettivo che si era dato alla fuga, esplosero, numerosi colpi d’arma da fuoco alla presenza di molte persone presenti in quel momento per strada e colpito a un piede la ragazza che passeggiava con il fidanzato in via Serino. Nel mirino ci sarebbe stato Salvatore Borriello ma, di fatto, quello non era il solo obiettivo del raid. Un altro soggetto, ancora in corso di identificazione, era finito nel mirino del commando riuscì a defilarsi prima che via Serino si trasformasse nel Far West.

Il fermo fu convalidato dal gip dispose la misura cautelare in carcere nei confronti dei 4 uomini, di fatto decapitando l’organizzazione. Dopo alcune settimane le misure impattarono con il Riesame che fece cadere la contestazione di tentato omicidio per tutti, accogliendo con quanto sostenuto dall’avvocato Leopoldo Perone. Quell’indagine ha comunque consentito di ricostruire il direttorio della cosca che vede, tra i capi, proprio il primogenito di Ciro, ovvero Luigi Aprea detto Gennaro.

Le attività investigative hanno dimostrato come il clan Aprea, insediato nella storica roccaforte del corso Sirena, sia “assolutamente operativo e dotato di una consistente disponibilità di armi – come emerge anche da recenti sequestri – che ne conferma la pericolosità, rafforzata, dall’alleanza con le altre potenti famiglie di camorra, ovvero con la mala di Ponticelli. Barra, Ponticelli e San Giovanni a Teduccio sono tre quartieri legati non solo da una vicinanza geografica, ma da un romanzo criminale che dura da quarant’anni”. Quel lembo di terra che va da corso Sirena a via Mastellone è la roccaforte di uno dei cartelli storicamente più forti della zona.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome