NAPOLI – I militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Nola su richiesta di questa Procura della Repubblica, nei confronti di una società nolana e del suo rappresentante legale, indagato per il reato di dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti; il sequestro ha ad oggetto denaro, beni mobili ed immobili per un valore complessivo di oltre 7,8 milioni di euro. Contestualmente sono in corso perquisizioni nei confronti del medesimo imprenditore e della citata società. Il decreto di sequestro preventivo è stato emesso in seguito agli accertamenti fiscali effettuati nei confronti della società, attiva nel settore del commercio all’ingrosso di bevande alcoliche, che avrebbe realizzato una frode all’imposta sul valore aggiunto. In particolare, secondo l’ipotesi investigativa – allo stato condivisa dal G.I.P. del Tribunale di Nola – la società, negli anni d’imposta dal 2018 al 2022, avrebbe effettuato acquisti da fornitori esteri per un imponibile complessivo di circa 36 milioni di euro mediante l’interposizione di 25 società italiane prive, in realtà, di reale operatività, con la conseguenza dell’omesso versamento della IVA dovuta pertali acquisti. Infatti, grazie alle “imprese” italiane apparenti, interposte nella filiera commerciale, la società nolana avrebbe detratto indebitamente l’IVA non versata all’Erario dai propri (fittizi) fornitori, in tal modo peraltro praticando sul mercato prezzi illecitamente competitivi a discapito degli altri operatori del settore. Le società “interposte” tra i fornitori esteri e la società italiana ultima acquirente dei prodotti avevano le caratteristiche delle cosiddette “cartiere”: la rappresentanza legale era attribuita a soggetti privi di esperienza imprenditoriale; la loro operatività era molto limitata nel tempo per evitare controlli ispettivi, Non avevano sedi operative, dipendenti o utenze; nessuna di esse presentava bilanci d’esercizio o anche dichiarazioni delle imposte che comunque non versava; in alcuni casi l’Agenzia delle entrate aveva disposto la cessazione d’ufficio delle partite IVA e ciò aveva semplicemente determinato il subentro di nuove aventi le medesime caratteristiche.