L’annuale esodo di Natale verso Calabria e Sicilia ha messo in luce non solo un problema di costi proibitivi per i viaggiatori, ma anche una questione ambientale di grande rilevanza. La concentrazione di spostamenti in un breve lasso di tempo, tra il 19 dicembre e l’Epifania, ha generato un picco di emissioni inquinanti, trasformando il ritorno a casa per le feste in un evento ad alto impatto per il pianeta.
La domanda di voli verso il Sud è esplosa, portando le compagnie aeree, da ITA a Ryanair, ad aumentare non solo le frequenze ma anche i prezzi in modo speculativo. Un biglietto aereo dal Centro-Nord verso le isole è costato non meno di 300-350 euro, con picchi fino a 800 euro. Secondo le analisi del Codacons, gli aumenti hanno raggiunto il 900% rispetto ai periodi di bassa stagione, un dato che riflette un modello di mobilità insostenibile, basato su picchi di domanda che incentivano il mezzo di trasporto più inquinante.
Anche il trasporto ferroviario non ha offerto un’alternativa ecologicamente ed economicamente valida. I treni in partenza da città come Milano, Torino e Roma verso Reggio Calabria, Palermo o Catania hanno registrato tariffe superiori ai 200 euro per una singola tratta in seconda classe. Sia Trenitalia che Italo hanno applicato rincari che evidenziano i limiti di un’infrastruttura che fatica a gestire in modo sostenibile i flussi di passeggeri su lunghe distanze. Ogni viaggio di centinaia di chilometri, seppur su rotaia, contribuisce al consumo energetico complessivo.
Persino l’opzione apparentemente più economica, l’autobus, si è rivelata problematica. Con viaggi che hanno superato le 16 ore e costi tra i 94 e i 155 euro, questa alternativa ha confermato la sua natura di soluzione estrema, che contribuisce all’inquinamento stradale e al congestionamento. La lunga permanenza su mezzi a combustione interna per coprire distanze così vaste rappresenta un onere ambientale significativo.
Le iniziative messe in campo, come il treno “Sicilia Express” a tariffa calmierata promosso dalla Regione Sicilia, si sono rivelate poco più che simboliche. Con posti limitati e l’impossibilità di aumentare le corse, tali misure non hanno scalfito il problema sistemico. Il dibattito pubblico e le indagini promesse dall’Antitrust si sono focalizzati quasi esclusivamente sulla speculazione dei prezzi, trascurando completamente la dimensione ecologica.
La vera domanda non dovrebbe essere solo come calmierare i prezzi, ma come ripensare la mobilità durante le festività per renderla meno impattante. Occorre una riflessione su soluzioni strutturali che incentivino una distribuzione più omogenea dei viaggi durante l’anno o promuovano modalità di trasporto a zero emissioni, superando la logica di un sistema che ogni anno genera costi economici e ambientali insostenibili.




















