‘Ndrangheta, arrestato Morabito, tra i 10 criminali più ricercati al mondo

Un colpo mortale alla 'ndrangheta l'arresto di Rocco Morabito. Il super boss latitante, numero due nella lista dei latitanti secondo solo a Matteo Messina Denaro, è stato catturato ieri in Brasile grazie ad un'operazione congiunta di Interopol, Polizia, Carabinieri e Polizia federale brasiliana

Foto DGCO e INTERPOL/LaPresse

REGGIO CALABRIA – Un colpo mortale alla ‘ndrangheta l’arresto di Rocco Morabito. Il super boss latitante, numero due nella lista dei latitanti secondo solo a Matteo Messina Denaro, è stato catturato ieri in Brasile grazie ad un’operazione congiunta di Interopol, Polizia, Carabinieri e Polizia federale brasiliana. Una storia rocambolesca quella di uno dei boss più pericolosi d’Italia. Morabito, detto Tamunga, per via del fuoristrada Dkw Munga con il quale girava negli anni ’80 e ’90, era nella lista dei dieci criminali più ricercati al mondo ed era nuovamente latitante a partire dal 2017, quando era evaso dal carcere dell’Uruguay dove si trovava in attesa di essere estradato. Nato ad Africo nel 1966, Morabito fa parte di una delle più potenti cosche di ‘ndrangheta della Locride ed è stato latitante per oltre 23 anni, prima di essere arrestato, nel 2017 all’interno di un hotel nella località di Punta Del Este, dove viveva nel lusso totale con tanto di passaporto brasiliano nonostante pendesse sulla sua testa una condanna a 30 anni di reclusione, accusato di associazione mafiosa e traffico di sostanze stupefacenti tra il Sud America e Milano. Ed è proprio a Milano che afferma la sua posizione fra gli anni ’80 e ’90 dopo gli studi all’Università di Messina.

Qui riesce a creare un filo diretto con Africo consolidando la sua carriera da narcotrafficante. Ma l’esperienza milanese si interrompe presto e Morabito si darà alla macchia per sfuggire al carcere. Riesce a diventare un fantasma per lunghissimo tempo, fino al 2017 quando le autorità italiane e uruguayane mettono fine alla sua latitanza arrestandolo in un hotel di Montevideo, dove era sotto falsa identità di un imprenditore brasiliano di 49 anni, di nome Francisco Cappelletto. Il carcere va stretto al super boss che nel giro di due anni riesce ad evadere tramite la terrazza del penitenziario che si trovava nel centro della capitale dell’Uruguay. Una fuga annunciata ma non fermata dal ministero dell’Interno uruguayano che non prese in considerazione l’informativa. Un fantasma che, però, gli investigatori italiani, coordinati dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, sotto la supervisione del procuratore capo Giovanni Bombardieri e con la collaborazione della Dda di Torino, hanno scovato seguendo le sue tracce per tutto il Sud America fino all’arresto avvenuto ieri a Joao Pessoa (San Paolo), dove era in compagnia di Vincenzo Pasquino, anch’egli inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi e arrestato. Pasquino è accusato di essere un esponente della criminalità organizzata di matrice ‘ndranghetista, operativo nel cosiddetto ‘locale di Volpiano’ e responsabile del reato di traffico internazionale di sostanze stupefacenti per conto dell’associazione criminale calabrese. Pasquino era latitante da un anno.

(LaPresse)

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