‘Ndrangheta, colpo a ‘ndrine: confiscata la casa del killer di Bruno Caccia

Da Reggio Calabria a Torino, colpo dello Stato contro la 'Ndrangheta.

Foto DGCO e INTERPOL/LaPresse

MILANO – Da Reggio Calabria a Torino, colpo dello Stato contro la ‘Ndrangheta. Sgombero della famiglia e confisca dell’immobile in Piemonte a carico di Rocco Schirripa, detenuto in carcere, noto come il ‘padrino’ della locale di Moncalieri, nel Torinese, arrestato nel 2015 e condannato all’ergastolo per l’omicidio del procuratore Bruno Caccia del 1983. I magistrati torinesi lo indicano come vicino alla famiglia di Domenico Belfiore, già condannato all’ergastolo come mandante dell’omicidio del giudice nel 1992. Per tutta la giornata a Torrazza Piemonte sono andate avanti le azioni di polizia, carabinieri, vigili del fuoco e polizia municipale per liberare l’edificio nel quale vivono i suoi familiari. Le operazioni di sgombero sono state disposte dal questore di Torino con ordinanza e condotte secondo quanto deciso durante il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica.

In Calabria sotto la lente dei magistrati c’è finita invece la ‘lunga mano’ che agirebbe per conto di un boss, condannato nel 2020 in Appello come reggente della cosca di ‘Ndrangheta che fa capo alle famiglie Buda-Imerti di Villa San Giovanni (RC). Per questo motivo la Direzione Investigativa Antimafia coordinata dalla Procura-Dda di Reggio Calabria, guidata da Giovanni Bombardieri, ha dato esecuzione a un provvedimento che ha disposto la confisca di beni per un milione di euro a carico del figlio: 2 immobili e 5 terreni di cui uno edificabile in provincia di Reggio Calabria e un altro edificio nel Milanese. La misura è stata decisa dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria che ritiene l’uomo, amministratore di fatto di una società di servizi, colui che agisce per conto del padre nella famiglia federata alla potente consorteria ‘Ndranghetista Imerti-Condello attiva nel territorio reggino.

Durante indagini e accertamenti patrimoniali sarebbe anche emerso che il figlio del reggente della cosca avrebbe nella sua disponibilità un patrimonio sproporzionato rispetto alla capacità reddituale dichiarata. A febbraio 2021 i giudici della sezione Misure di Prevenzione avevano disposto il sequestro preventivo, ora mutato in confisca della società e l’intero patrimonio a essa riconducibile, oltre che le disponibilità finanziarie. Il Tribunale ha sottoposto l’uomo alla misura personale della sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza per la durata di anni 3 e mesi 6, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale.

Di Francesco Floris

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