‘Ndrangheta, operazione Cypto: criminali usavano messaggi in codice per comunicare

"L'organizzazione che abbiamo disarticolato oggi era particolarmente professionale non a caso l'operazione è stata denominata Crypto"

Foto Tonino Bonomo / LaPresse

REGGIO CLABRIA – “L’organizzazione che abbiamo disarticolato oggi era particolarmente professionale non a caso l’operazione è stata denominata Crypto. I membri e i capi dell’organizzazione si erano organizzati per comunicare tra loro in codice. Di questa operazione siamo molto orgogliosi. Non è stata la classica operazione perché per arrivare a questo risultato ci sono stati diversi sequestri per oltre 100 chili di sostanza di stupefacenti e arresti dei corrieri in fragranza. Questa operazione si è andata via via gonfiando con attività investigative originali perché hanno dovuto confrontarsi con dei criminali assolutamente originali attraverso una rete di sim tedesche intestate a prestanome, e già questo poteva essere un problema non da poco, ma soprattutto usavano dei codici crittografici numerici non associati banalmente alle lettere. Questo ha posto non poche difficoltà investigative”. Queste le parole del comandante provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro Dario Solombrino in merito all’operazione che questa mattina ha visto l’esecuzione in diverse regioni di 57 misure cautelari nei confronti di esponenti di un’organizzazione criminale reggina dedita all’importazione di cocaina dal nord-Europa e dalla Spagna. Sequestri di beni per 3,7 milioni di euro.

Secondo quanto riferito dalle fiamme gialle, le indagini hanno permesso di delineare l’esistenza di un’associazione culturale regolarmente registrata, i cui membri erano dediti al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, come hashish, cocaina ed eroina, utilizzando un circolo privato in località Ponte San Giovanni come base operativa. La banda era composta da cittadini di origine nordafricana, albanese, nigeriana e da un italiano.

Figura centrale del gruppo criminale, spiega la guardia di finanza, era un cittadino di nazionalità marocchina, attualmente affidato in prova ai servizi sociali. L’uomo, attraverso un connazionale residente a Torino, riusciva ad ottenere notevoli quantità di hashish, nascoste in aree di campagna e poi immesse sulle principali piazze di spaccio di Perugia. Nel corso dell’attività investigativa, sono stati sequestrati anche grandi quantità di droga e denaro contante.

(LaPresse)

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