“Troppi no e troppa lentezza. Serve un cambio di passo. Ci aspettiamo risposte serie e reali per i risparmiatori, ma basta bloccare il paese con i no”: sembrano parole di una forza di opposizione, di un gruppo non in linea con il governo. Ed invece è il monito lanciato da chi è parte fondamentale dell’esecutivo. Sono parole della Lega. E il Carroccio, con il vento in poppa dei sondaggi, “vuole concretezza”. Ed invece il pragmatismo del governo del cambiamento non è stato avvertito dal partito salviniano nel Consiglio dei ministri di ieri.
L’attenzione mediatica era stata concentrata su ciò che alla fine non è stato ottenuto: una linea comune sui rimborsi ai risparmiatori truffati nella crisi delle banche. Quei ristori non sono stati inseriti nel dl crescita. Ha vinto la linea Di Maio: “Sono contento, come Cinque stelle, che nel decreto crescita non ci sia niente sui risparmiatori. Non perché non li voglio risarcire ma perché serve un risarcimento diretto. La settimana prossima – ha continuato il leader grillino – sarà quella decisiva: poi dovremo prendere una decisione perché la pazienza è finita”. “Noi vogliamo che i risparmiatori ricevano risarcimenti diretti senza nessun arbitrato o contenzioso. Lunedì il presidente Conte parlerà ai risparmiatori perché tutto si fa con il dialogo“.
Il ministro Tria invece aveva chiesto di inserirli proprio nel decreto crescita. Non è stato accontentato. E’ palese la frizione tra il capo di via XX Settembre e l’ala pentasellata dell’esecutivo. E dopo l’Europee è possibile che l’attuale capo del dicastero dell’Economia possa essere silurato.