MILANO – Nestlé, progetto pilota per il tracciamento dei prodotti via blockchain. I registri digitali e condivisi delle blockchain pubbliche, quelle cioè che non richiedono autorizzazioni per l’accesso, verranno utilizzati anche per consentire ai consumatori di tracciare la provenienza dei prodotti alimentari che acquistano. Risalendo addirittura fino alla fattoria. Ad aprire a questa prospettiva è Nestlé, il primo colosso del settore “food & Beverage” ad annunciare un impiego di questo tipo per la tecnologia già alla base degli scambi di numerose criptovalute – a partire dal celebre Bitcoin -. All’interno della propria catena di fornitura. “Vogliamo che i nostro clienti prendano decisioni informate riguardo alla scelta dei prodotti”, spiega Magdi Batato, executive vice president del gruppo svizzero. Sottolineando che la tecnologia di blockchain “potrebbe consentirci di condividere informazioni affidabili con i consumatori in modo accessibile”.
Dopo aver iniziato le sperimentazioni in ambito blockchain nel 2017. La più importante della quali è quella con l’Imb Food Trust, e dopo aver reso possibile ai clienti l’accesso ai dati del purè Musline in Francia ad aprile. Nestlé annuncia quindi l’avvio di una collaborazione OpenSc, la piattaforma innovativa fondata da Wwf-Australia con The Boston Consulting Group Digital Ventures. Il programma pilota, spiega la società, si focalizzerà sul tracciamento del latte proveniente dai produttori della Nuova Zelanda e diretto alle fabbriche e ai magazzini in Medio Oriente. A seguire, la tecnologia sarà testata sull’olio di palma proveniente dalle Americhe. “Pensiamo sia un altro passo importante verso la piena pubblicità delle nostre catene di fornitura annunciata da Nestlé a febbraio di quest’anno”, commenta Benjamin Ware, Global Head of Responsible Sourcing. Segnalando che l’iniziativa “alzerà l’asticella per una produzione globale trasparente e responsabile”.
(LaPresse)