Nicola Schiavone rivela: “Così i Casalesi si interessarono alla Nato. Accordi tra clan e politica”

1867
Nicola Ferraro e Nicola Schiavone

CASAL DI PRINCIPE – Ascoltando i pentiti nei processi, leggendo le loro dichiarazioni, si ha la netta impressione che, con modalità e intensità diverse, il clan dei Casalesi abbia inciso su gran parte delle opere strategiche che hanno segnato, negli ultimi quarant’anni, lo sviluppo di Terra di Lavoro: strade, ferrovie, infrastrutture energetiche, scuole, centri commerciali e molto altro. Interventi cruciali su cui la mafia dell’Agro aversano avrebbe esercitato un’influenza tutt’altro che marginale.

Su alcune delle informazioni date dai collaboratori di giustizia in merito a tali interventi, la Dda ha acceso i riflettori, indagato e fatto scattare arresti e processi. Su altre, invece – almeno questo è ciò che appare a chi si trova all’esterno degli uffici della Procura – c’è stata, per ora, soltanto la loro recezione, che non ha determinato effetti giudiziari. Rientrano in questa casistica le dichiarazioni rese da Nicola Schiavone, primogenito del capoclan Francesco ‘Sandokan’ Schiavone, in relazione agli interventi a Gricignano d’Aversa per ospitare l’insediamento della Nato (ente, logicamente, da considerare estraneo al contesto mafioso).

Circostanze che ha riferito per fare un parallelismo tra l’opera nell’Agro aversano e la centrale elettrica di Sparanise, dove – a detta del pentito – il clan dei Casalesi avrebbe ottenuto cospicui introiti dai lavori di realizzazione. Il senso, secondo il figlio di ‘Sandokan’, è questo: così come per la realizzazione del complesso immobiliare a Gricignano, realizzato da Cristofaro Coppola (scomparso nel 2013 e, per quanto è in nostra informazione, non coinvolto in procedimenti per mafia), sarebbero state raggiunte intese tra politica e ditte indicate dal clan, allo stesso modo si doveva agire per l’impianto nell’Agro caleno.

“Per la realizzazione dell’opera di Gricignano di Cristofaro Coppola – ha riferito Sandokan jr – sono stati raggiunti accordi con la politica e con le imprese indicate dalla malavita”. Un parallelismo raccontato ai pm da Schiavone, ma che – ha chiarito proprio il pentito – gli fu esplicitato dall’imprenditore Alfonso Gallo, impegnato nella costruzione della centrale elettrica, quando lo incontrò, fortuitamente, in un ristorante a Napoli.

Queste dichiarazioni sfatano, almeno parzialmente, la convinzione – spesso diffusa tra i cittadini – secondo cui i pentiti, da cui giustamente ci si aspetta tanto per contrastare i fenomeni mafiosi, direbbero poco rispetto a quanto in realtà è in loro possesso. Invece, a volte, accade che ciò che dicono sia molto, toccando anche personaggi insospettabili. Ma trasformare quei racconti in inchieste che possano reggere nei processi non è affatto automatico o scontato. Innanzitutto devono essere genuine, e poi servono riscontri, serve il lavoro di investigatori e inquirenti, servono prove che confermino quelle ricostruzioni: elementi che non sempre emergono. E così i narrati dei collaboratori restano lì, su carta, spesso utilizzati solo per tracciare un inquietante contesto mafioso in cui inserire il personaggio di turno sotto indagine.

Nel caso dei verbali di Schiavone a cui abbiamo fatto riferimento, il soggetto in questione è Nicola Ferraro, detto ‘Fucone’, ex consigliere regionale dell’Udeur, già condannato per concorso esterno al clan e ora accusato dai pm Vincenzo Ranieri e Maurizio Giordano di essere stato uno dei punti di riferimento imprenditoriali e politici del clan dei Casalesi, nonché autore di un sistema criminale che, recentemente, sarebbe stato in grado di infiltrare ditte a lui collegate negli appalti gestiti da Comuni e Asl campane, facendo leva su agganci politici, mazzette e forza mafiosa.

Prima di arrivare a queste presunte condotte, Ferraro – sempre secondo quanto riferito dai pentiti – avrebbe avuto un ruolo importante nell’affare della centrale elettrica di Sparanise, sia come riferimento politico per portare a termine l’operazione, sia come garante di una quota di denaro che gli interventi per l’impianto avrebbero fruttato al clan.

Alfonso Gallo, tirato in ballo da Schiavone, è estraneo (e da considerare innocente fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile) all’inchiesta – condotta dai carabinieri di Caserta – che vede Ferraro attualmente accusato di associazione mafiosa. In relazione a questa contestazione, pende una richiesta di arresto che il gip Marrone del Tribunale di Napoli sta valutando e sulla quale deciderà al termine degli interrogatori preventivi disposti proprio ‘Fucone’ (lo ha affrontato lunedì) e altri indagati.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome