“E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”, leggiamo nel Vangelo di Matteo. Erode interroga sacerdoti e scribi sul luogo in cui doveva nascere il Cristo e costoro ricordano quanto aveva anticipato il profeta Michea. Betlemme non è che un piccolo sobborgo di Gerusalemme, un luogo che sembra dimenticato, difficilmente raggiungibile fino ai suoi oltre settecento metri d’altezza, freddo e inospitale, abitato da qualche pastore e da persone umilissime. È lì, e non nei palazzi dei re, che sceglie di nascere Gesù, il Figlio di Dio. Quel paesino diventa il centro del mondo. Eppure non è altro che una periferia. Le sue case essenziali e spoglie somigliano tanto a quegli enormi palazzi squadrati e anonimi, costruiti ai margini delle nostre città contemporanee, dove abitano tante persone dimenticate dall’indifferenza del mondo. La periferia urbana diventa spesso anche periferia umana, come ci ricorda spesso Papa Francesco, invitandoci ad uscire dalle nostre certezze e a farci prossimi dei fratelli in necessità.
Anche Pompei, nel 1872, quando vi arrivò Bartolo Longo, Fondatore del Santuario e delle sue Opere di carità, era una periferia: una valle malsana per il rischio incombente della malaria, infestata dai briganti e abitata da poche centinaia di contadini analfabeti. Una terra ben poco accogliente, ma proprio questa landa desolata, grazie al Beato, sostenuto dall’intercessione della Madonna del Santo Rosario, si è trasformata e oggi è il cuore mariano della Campania e il centro mondiale di spiritualità del Rosario.
Alla vigilia del Santo Natale, facciamo nostre le parole che San Giovanni Paolo II pronunciò il 22 ottobre 1978, giorno d’inizio del suo pontificato: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”. Sarà Lui, nostro Salvatore, a far rinascere la speranza in tutte le periferie, nella misura in cui ognuno di noi s’impegnerà in favore degli ultimi e degli emarginati.
Come Gesù si è fatto uomo per noi, così la speranza si fa carne anche nelle periferie, quando le famiglie ritrovano la concordia, i bambini assaporano il calore di un abbraccio sincero, gli anziani e gli ammalati sono accolti con dignità, l’amore vince le discordie.
A tutti voi, cari lettori, i più cari auguri di buon Natale! Possa il Signore, che ancora una volta nasce per noi a Betlemme, inondare di speranza il vostro cuore e, con la sua presenza, liberarvi da ogni paura. Come cristiani, siamo fatti per una gioia che non avrà mai fine, siamo fatti per la vita eterna!
S.E. Tommaso Caputo, Vescovo di Pompei