Lazio, le donne rispondono alla Curva Nord (che non le vuole): “Siamo cresciute lì, ma ricordatevi che vi abbiamo messo al mondo”

Prima della gara contro il Napoli girava un volantino: "Nelle prime 10 file non ammettiamo mogli e fidanzate"

Nord, le donne rispondono
Foto Marco Rosi/LaPresse

ROMA – Rischia di avere strascichi pesanti il volantino fatto circolare in Curva Nord prima della gara col Napoli. “La Curva Nord è un luogo sacro. Nelle prime 10 file non ammettiamo donne, mogli o fidanzate. Chi sceglie lo stadio come alternativa ad una gita a Villa Borghese vada in altri settori”. Un messaggio assurdo al quale proprio le donne hanno deciso di rispondere.

La Curva Nord: “Qui niente donne”. Loro rispondono: “Vi abbiamo messo al mondo”

Un gruppo di ragazze, che hanno scelto di restare nell’anonimato – per paura, forse, di eventuali problemi con la tifoseria organizzata – ha emesso un comunicato in cui ‘bacchetta’ gli autori di quel volantino. “Siamo un gruppo di donne cresciute in curva e che vedono la curva come un ruolo sacro, rispettando quel codice non scritto. Ma siamo rimaste indignate nel leggere quelle undici righe nero su bianco e fatte girare di mano in mano prima della partita – si legge – Anche noi prendiamo le distanze da quei laziali che non danno il giusto valore alla Nord con comportamenti poco adeguati, come prendiamo le distanze da quei laziali che con gesti e parole non si ricordano che sono stati messi al mondo da una donna”, la stoccata finale.

La Lazio: “Non sapevamo del volantino, è un’iniziativa anonima”. La Digos a caccia dei responsabili

La società, in queste ore, ha preso le distanze dal documento firmato dal ‘Direttivo Diabolik Pluto’: “Non ne sapevamo nulla, si tratta di un’iniziativa autonoma da parte della tifoseria della Nord – ha commentato il portavoce del club – Non è la posizione della società, noi siamo contro ogni discriminazione. Inoltre i tifosi della Lazio sono tanti, qui si parla di pochi tifosi. E’ difficile intervenire sempre per evitare che ci siano manifestazioni scorrette come questa”. Intanto, però, la Digos ha avviato un’indagine per accertarne la responsabilità. Al vaglio degli investigatori, le telecamere a circuito chiuso presenti all’interno dello stadio Olimpico.

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