Scandalo affidamenti in Norvegia, psichiatra condannato per pornografia minorile: centinaia i casi da rivedere

Computer Lp - Dominic Lipinski/PA Wire

OSLO – Scandalo affidamenti in Norvegia per l’arresto di uno psichiatra dei servizi sociali. L’uomo è stato condannato a due anni di carcere dal tribunale di Oslo per aver scaricato immagini e video di violenze e stupri su bambini. Il 56enne ha ammesso di averlo fatto volontariamente. Violenta la reazione dei norvegesi, che attaccano l’agenzia di protezione dei minori Barneveret. Uno scandalo senza precedenti, che costringerà alla riformulazione di centinaia di casi, decisi sulla base delle decisioni dello psichiatra condannato.

Centinaia di migliaia di foto e immagini di minori, lo psichiatra: “Le ho scaricate consapevolmente”

Centinaia di bambini sottratti alle loro famiglie ed affidati ad estranei: per anni l’esperto ha giocato un ruolo chiave in molte delle procedure. Che ora necessitano di venire riconsiderate. Lo psichiatra 56enne ha infatti ammesso di aver scaricato oltre 200mila immagini e 12mila video di bambini abusati o violentati, il tutto in maniera assolutamente consapevole. In molti casi si trattava di minori stuprati da uomini adulti. L’uomo ha confessato, dunque, di vedere questo tipo di materiale pornografico da oltre venti anni.

La storia di Inez Arnesen: “Ho rivisto i miei figli dopo 12 anni, dobbiamo ricostruire la famiglia”

Per cinque lunghi anni Inez Arnesen non ha potuto vedere i suoi due figli. Christian di 11 anni e Vendela di 12 le furono portati via nel 2013. Madre di otto figli e membro del partito Tomsberg, venne accusata allora di aver usato la forza fisica sui suoi figli, comportamento illegale in Norvegia. Tutta la procedura venne condotta dallo psichiatra finito al centro dello scandalo. Quattro figli le furono sottratti e affidati, quindi, a genitori adottivi. Due di loro vennero riaffidati nel 2015. Ora finalmente la famiglia è riunita. “Abbiamo vinto ma non abbiamo ancora attraversato la linea d’arrivo”, dichiara la donna. “Dobbiamo ancora ricostruire le dinamiche familiari – dice la madre – Inoltre dovremo cooperare con il servizio di protezione minori. Hanno per cinque anni avuto la mia testa sulla ghigliottina: sarà strano”.

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