Nucleare, il mondo guarda a Fukushima

L’acqua trattata dalla centrale finisce in mare, l’Aiea monitora: “Non ce ne andremo”

NAPOLI (Francesco Pari)- La centrale nucleare di Fukushima, colpita da un terremoto e uno tsunami devastanti nel 2011, ha annunciato il completamento in sicurezza del primo ciclo di rilascio delle acque trattate nell’Oceano Pacifico. Questa notizia è stata comunicata da un operatore dell’impianto, Tokyo Electric Power Company Holdings, il quale ha dichiarato di aver scaricato con successo 7.800 tonnellate di acqua trattata da 10 serbatoi durante un periodo di 17 giorni.
Questo rilascio è parte di un piano più ampio per gestire le acque reflue radioattive accumulate dalla catastrofe del 2011. Attualmente, circa 1,34 milioni di tonnellate di queste acque sono stoccate in circa 1.000 serbatoi presso l’impianto. L’obiettivo è liberare gradualmente l’acqua trattata nell’oceano in un processo che si prevede continuerà per decenni, fino al completamento dello smantellamento dell’impianto.
Tuttavia, questo rilascio è stato oggetto di controversie e ha sollevato preoccupazioni sia a livello nazionale che internazionale. I pescatori locali e i paesi vicini hanno fortemente contestato questa decisione, con la Cina che ha addirittura vietato tutte le importazioni di frutti di mare giapponesi in risposta al rilascio delle acque. Questo ha causato notevoli danni economici ai produttori ed esportatori giapponesi, spingendo il governo del Giappone a istituire un fondo di emergenza per affrontare la situazione.
L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha annunciato che manterrà una presenza costante presso la centrale nucleare di Fukushima per monitorare attentamente il rilascio delle acque nell’oceano. Il direttore generale dell’AIEA, Rafael Grossi, ha confermato che l’agenzia ha stabilito un sistema indipendente di campionamento delle acque per garantire la sicurezza del processo. Ha anche sottolineato che l’AIEA intende rimanere presente per “tutto il tempo necessario”, il che potrebbe significare decenni di monitoraggio.
Grossi ha inoltre confermato che l’AIEA ha già iniziato a implementare il sistema di monitoraggio indipendente presso il punto di scarico dell’impianto. Il Giappone ha affermato di aver trattato l’acqua per rimuovere tutti i radionuclidi tranne il trizio, mantenendo i livelli di questo elemento entro limiti accettabili. Tuttavia, la Cina e altri paesi nella regione hanno descritto l’acqua scaricata come “contaminata” e hanno reagito sospendendo le importazioni di prodotti ittici giapponesi.
Nel frattempo, si è verificata la prima azione legale da parte dei residenti di Fukushima dal momento in cui è iniziato il rilascio delle acque trattate nell’oceano. Circa 150 cittadini provenienti da Fukushima e dalla prefettura confinante di Miyagi hanno presentato un ricorso al tribunale locale, cercando di bloccare ulteriori operazioni di scarico. Nel loro ricorso, hanno accusato il governo centrale e l’operatore dell’impianto, Tokyo Electric Power (Tepco), di minacciare il loro diritto a vivere in sicurezza e di ostacolare le attività dei pescatori locali. Chiedono l’annullamento dell’approvazione delle autorità di regolamentazione nucleare per le strutture installate e la cessazione dei lavori.
Si prevede che questa non sia l’ultima azione legale in merito, poiché un altro caso potrebbe emergere alla fine di ottobre. L’Autorità di Regolamentazione Nucleare (Nra) non ha ancora commentato ufficialmente la questione, mentre la Tepco ha dichiarato che risponderà in modo appropriato dopo aver esaminato il dossier.
Infine, l’AIEA ha pubblicato un rapporto che afferma che i livelli di trizio nel tratto di mare adiacente la centrale nucleare di Fukushima sono ampiamente al di sotto degli standard di sicurezza e sono conformi ai valori riportati dal gestore dell’impianto e dal ministero dell’Ambiente giapponese. L’agenzia ha anche sottolineato che centrali nucleari in tutto il mondo rilasciano regolarmente acque trattate contenenti concentrazioni a basso livello di trizio e altri radionuclidi nell’ambiente.
Il rilascio delle acque trattate nella centrale nucleare di Fukushima è un tema controverso che solleva preoccupazioni sulla sicurezza e l’ambiente. Il monitoraggio da parte dell’AIEA e le azioni legali dei residenti locali continuano a tenere alta l’attenzione su questa delicata questione. Per Tokyo quelle di Fukushima non vanno chiamate “acque radioattive” o “contaminate”, sono state depurate. Il governo giapponese, inoltre, anche dopo l’inizio delle operazioni di rilascio in mare, “continuerà a prendere tutte le misure possibili per garantire la sicurezza degli sversamenti”. Inoltre, tenendo conto della dispersione oceanica, del bioaccumulo e dell’accumulo a lungo termine, “l’impatto sull’uomo e sull’ambiente è trascurabile”. Così una nota del governo giapponese sul rilascio delle acque risultanti dalle operazioni sulla centrale nucleare. La Cina non è stata invitata a prendere parte al sistema dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica in cui i Paesi possono analizzare i risultati del monitoraggio dell’acqua di mare al largo di Fukushima, dove viene scaricata l’acqua radioattiva trattata proveniente da una centrale nucleare distrutta. È quanto ha affermato l’ambasciata cinese in Giappone. E in tutto il mondo resta forte la preoccupazione. Per valutare davvero gli effetti della decisione di Tepco e delle autorità nipponiche ci vorrà tempo. Il pianeta guarda col fiato sospeso, come fa pensando a Fukushima ormai da 12 anni.

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