NAPOLI – “Una proposta che non si può rifiutare”, la più celebre minaccia di don Vito Corleone nel film Il Padrino è l’attuale condizione lavorativa e di vita delle giovani generazioni di oggi che sempre più spesso si trovano di fronte al ricatto della scelta tra precariato e disoccupazione, neoschiavitù o ‘morte’. “Cercasi portapizza motomunito, mattina e sera. No orario continuato, lunedì chiuso. Paga 100-120 euro (no perdi tempo)”, questo ennesimo annuncio choc è apparso ieri mattina sul gruppo Facebook ‘Offro e cerco lavoro a Napoli’. Si tratta dell’offerta di una pizzeria di Fuorigrotta, in zona Loggetta.
“Lavorare per 2 euro l’ora è sfruttamento”
Non è specificato se la cifra proposta al ‘portapizza’ sia settimanale o mensile. Nel secondo caso si tratterebbe di una follia assoluta. Se anche fosse settimanale, ovvero 400-480 euro mensili, lo sfruttamento offerto è palese. “Nel caso specifico si tratta di un lavoro che occupa tra le 9 e le 12 ore giornaliere. Compiendo un rapido calcolo, l’eventuale lavoratore si troverebbe a guadagnare tra 1,80 e 2,2 euro all’ora. Circa 20 euro al giorno. E non è nemmeno una delle peggiori offerte che spesso troviamo”, afferma Antonio Prisco, rider napoletano impegnato insieme ad una rete di riders locali e nazionali nella battaglia per l’affermazione dei propri diritti.
I nuovi riders e i ‘vecchi’ portapizza: stessi soprusi, stessa battaglia
Il rider è una nuova figura, nata con l’avvento della digitalizzazione delle grandi multinazionali che di solito consegna cibo in bici ma non è solo il ‘Food delivery’ la loro mansione. Il portapizza, invece, è una ‘vecchia’ figura di lavoratori sfruttati. Sottopagati, senza ferie, senza minimo orario, senza malattia, senza supporto economico per le attrezzature Inps e Inail, sostanzialmente il rider e il portapizza sono sulla stessa barca. La battaglia, quindi, deve essere comune. “Puntiamo alla creazione di una nuova figura di lavoratore digitale con un vero Ccnl (contratto nazionale) legato al mondo della Gig-Economy“, afferma Prisco.
I riders partenopei fanno rete
Perché questo lavoro con l’avvento della tecnologia (soprattutto delle tecnologie digitali) ha compiuto un vero e proprio ‘salto di qualità’ all’incontrario che produce precariato e sfruttamento. Se lo sfruttamento di questi ed altri lavoratori da parte di colossi e multinazionali è conosciuto, i lavoratori di bar, pizzerie e piccoli negozi vivono le stesse problematiche e frustrazioni. Anzi, l’avvento delle multinazionali, paradossalmente, ha creato una concorrenza al ribasso ancora più spietata. “Entrambe le figure, così come altre categorie, devono lavorare e impegnarsi per avere un riconoscimento. Così come essenziale è la battaglia per l’emersione del nero. Noi come realtà Riders a Napoli lo stiamo facendo anche grazie alla Nidil-Flai Cgil, che ci ha messo a disposizione una sede in via Pica”.
Il ricatto “sfruttato o disoccupato” deve finire
La questione, per quanto complessa, è in fondo semplice. Ci troviamo di fronte, come nel caso dell’offerta per portapizza a Fuorigrotta, ad orari di lavoro pesantissimi e stressanti, pagati anche a cottimo. Persone che girano per le strade di Napoli e d’Italia sotto il sole o la pioggia, su strade in discesa o in salita, sfidando il tempo con tutti i rischi del caso. In molti, pur sottolineando l’ingenerosità dell’offerta e la totale mancanza di diritti e tutele, accettano il fatto con un amaro “l’alternativa qual è?”. La battaglia è tutta lì. Di proposte che non si possono rifiutare non dovrebbero esisterne più. A Fuorigrotta e nel mondo