Ombre del clan Zagaria a Formia, arriva lo stop per la ditta dei Diana. Uno dei costruttori dei bunker del boss ‘Capastorta’ tra i dipendenti della società

Le quote acquisite nel 2005 da Luigi Diana e dal padre Giacomo, cognato degli imprenditori Mastrominico di San Cipriano

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L’agguato a Gustavo Bardellino: era stato questo il motivo che aveva spinto la Dda di Roma ad accendere i riflettori su Luigi Diana, imprenditore 47enne originario di Casapesenna (da tempo stabilitosi a Formia).

L’Antimafia della Capitale ipotizzava (era il 2023) che Diana, insieme a Giovanni Lubello, di Casal di Principe – ex marito di Katia Bidognetti – avesse avuto un ruolo in quel raid di piombo, avvenuto il 15 febbraio 2022 nella concessionaria d’auto Buonerba. Un’inchiesta, quella sul tentato omicidio di Gustavo Bardellino (nipote del boss Antonio), che, a quanto pare, non è mai decollata e potrebbe non avere risvolti giudiziari per i 47enne (la Dda, infatti, ne ha chiesto l’archiviazione).

Nonostante quell’indagine sembra essere finita su un binario morto, la figura di Luigi Diana è comunque diventata di interesse dei carabinieri e alcune loro relazioni hanno contribuito a determinare l’interdittiva antimafia per la società Gld Costruzioni ,amministrata (almeno formalmente) dal padre, Giacomo Diana, 77enne sanciprianese.

Quest’ultimo, hanno ricostruito gli investigatori, insieme al figlio Luigi, acquisì nel 2005 le quote della Gld dalla società Plus, amministrata da Rodolfo Statuto, scomparso nel 2012 (nel 1995 venne coinvolto in un’indagine dell’Antimafia con l’accusa di appartenenza al clan dei Casalesi).

A pesare nella decisione di emettere l’interdittiva è stata la presenza tra i lavoratori in questa ditta di Francesco Nobis, alias ‘o nir, cugino del braccio destro di Michele Zagaria Capastorta, Salvatore Nobis Scintilla. ‘O nir, condannato per favoreggiamento con l’aggravante mafiosa, è ritenuto essere dagli inquirenti anche il costruttore di uno dei bunker usati durante la latitanza da Capastorta (terminata nel 2011 con il blitz in via Mascagni)

Tra i lavoratori della Gld anche altri 6 soggetti, tutti originari dell’agro aversano e, in alcuni casi, con frequentazioni con personaggi indirettamente legati a soggetti malavitosi.

Giacomo Diana, hanno ricostruito i carabinieri, è anche il fratello di Silvio Diana, che negli anni Novanta venne coinvolto nell’inchiesta sulla truffa all’Aima (raggiro miliardario sui quali avrebbe disteso i tentacoli il clan dei Casalesi). La moglie, invece, ha un altro cognome che pure è stato coinvolto in un’indagine della Dda di Napoli: Mastrominico. È la sorella dei più noti Giuseppe e Pasquale, accusati di concorso esterno in associazione e poi – recentemente – assolti a conclusione di un lunghissimo processo.

Questi e altri elementi hanno spinto la Prefettura di Latina ad emettere l’interdittiva, ravvisando che non è possibile escludere l’influenza mafiosa sulla ditta.

Luigi Diana, nei mesi scorsi, è stato tra i personaggi attenzionati dalla trasmissione Cento Minuti di La7, nell’ambito di un servizio, realizzato da Andrea Palladino, sul mistero di Antonio Bardellino (il boss di San Cipriano d’Aversa scomparso nel 1988). Il giornalista, nell’esaminare le presenze degli eredi dei Bardellino a Formia, si imbatté proprio nella figura di Diana, documentando anche una sosta della statua di San Giovanni, durante la sentita processione che si tiene ogni anno in città, davanti alla sede della Gld Costruzioni. Quella sosta venne percepita come un ‘inchino’, circostanza che ha fatto molto discutere.

Tornando all’interdittiva, gli elementi che l’hanno generata, se ulteriormente vagliati, dimostrano come, ancora una volta, il clan dei Casalesi abbia disteso con forza e profondita i suoi tentacoli nel Basso Lazio, terreno, a questo punto, non solo di bardelliniani e bidognettiani, ma anche di soggetti collegati alla cosca Zagaria.

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