SANT’ANTIMO – Gli investigatori della Dda hanno stretto il cerchio attorno ad alcuni sospettati sin dalle ore immediatamente successive al doppio agguato dell’8 marzo, quando tra le palazzine di Sant’Antimo un commando di fuoco sorprese due uomini, non lasciando scampo a un 26enne e ferendo un 29enne. Venti giorni dopo, la Dda ha fermato i quattro presunti sicari. Ieri mattina i carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna hanno dato esecuzione ad un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura distrettuale antimafia di Napoli a carico di Michele Cleter, 33enne di Scampia, Gaetano Vallefuoco, 31enne, Michele Landolfi. 23enne, entrambi di Sant’Antimo, e Fabio Cuomo, 31enne di Orta di Atella, raggiunti da gravi indizi di colpevolezza in ordine ai reati di omicidio e tentato omicidio, aggravati dalle modalità mafiose.
Le indagini
L’attività investigativa condotta dai carabinieri anche attraverso l’utilizzo di attività tecniche, quali intercettazioni ambientali e telecamere di videosorveglianza, ha permesso di raccogliere plurimi elementi indiziari a carico dei fermati circa l’omicidio di Antonio Bortone e il tentato omicidio di Mario D’Isidoro, considerati inseriti negli schemi del clan Ranucci, avvenuti la sera del 8 marzo scorso a Sant’Antimo.
Nello specifico, all’indirizzo dei due erano stati esplosi numerosi colpi di arma da fuoco. Giunto sul posto, i carabinieri avevano repertato 17 bossoli. Un trattamento da boss per Bortone (13 colpi di psitola), fratello di un elemento di spicco del clan Ranucci, Cesario Bortone, oggi in carcere fuori regione con l’accusa di tentato omicidio.
Gli scenari
I carabinieri avevano trovato Bortone riverso a terra nel cortile del complesso residenziale di via Solimene. Ma il 26enne non era l’unico bersaglio del commando. Qualche minuto più tardi, infatti, all’ospedale di Aversa giungerà un 29enne, anche lui già noto alle forze dell’ordine e già condannato per droga, ricettazione e armi: Mario D’Isidoro, 29 anni, che può considerarsi un vero e proprio miracolato. Il borsello indossato a tracolla aveva deviato la traiettoria di alcuni proiettili. Tre quelli esplosi contro di lui. Il 29enne, dopo un breve ricovero all’ospedale di Aversa, è stato dimesso. Il movente dell’efferato reato è emerso subito. Il commando di fuoco ha agito uccidendo Bortone e tentando di ammazzare D’Isidoro per il controllo delle piazze di spaccio di sostanze stupefacenti sul comune di Sant’Antimo. Il provvedimento eseguito ieri è una misura precautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari di essa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva.
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