Omicidio Giaccio, sconti di pena in appello. Per i giudici non fu un delitto di camorra

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Nel riquadro la vittima Giulio Giaccio, a destra in alto Salvatore Cammarota e in basso Carlo Nappi

NAPOLI – Omicidio di Giulio Giaccio. Sconto di pena per due degli imputati, confermata la condanna a trenta anni di reclusione per
il terzo. Il 26enne fu ucciso per errore il 30 luglio 2020 vicino casa nel quartiere Pianura. Andiamo con ordine. La Corte d’Assise d’Appello
(quinta sezione) ha emesso la sentenza di secondo grado e ha apportato significative modifiche rispetto al primo grado. La Corte non ha riconosciuto la sussistenza dell’aggravante mafiosa, un punto chiave nel processo. Giaccio fu vittima di un tragico errore di persona, scambiato per l’amante del- la sorella di un uomo legato al clan Polverino. La vittima venne sequestrata il 30 luglio del 2000, ucci- sa con un colpo di pistola alla nuca e il suo cadavere sciolto nell’acido, affinché di lui non rimanesse nulla. A Salvatore Cammarota è stata ridotta la pena a 16 anni di carcere. Gli è stata riconosciuta un’attenuante equivalente in relazione a un’offerta di risarcimento che aveva fatto alla famiglia Giaccio. Cammarota aveva tentato per ben due volte di risarcire inutilmente la famiglia, offrendo nell’ultima occasione circa 200.000 euro. La prima offerta consisteva in una casa, mentre nell’ultima istanza, oltre alla casa, aveva proposto un’aggiunta di 80.000 euro in contanti. La pena di 30 anni di car- cere è stata confermata per Carlo Nappi. La condanna per Roberto Perrone è stata ridotta a 8 anni, con il riconoscimento del concorso anomalo. Perrone, il collaboratore di giustizia, era colui che aveva rivelato i dettagli della vicenda agli inquirenti.
In primo grado, Cammarota e Nappi erano stati entrambi condannati a 30 anni, mentre Perrone a 14 anni.

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