NAPOLI – “Condannare l’imputato a 30 anni”. E’ quanto ha invocato ieri mattina nell’aula bunker il pubblico ministero Stefano Capuano nei confronti di Alfredo Galasso, il 31enne reo confesso dell’omicidio di Raffaele Perinelli, il giovane ucciso il 6 ottobre del 2018 davanti ad un circolo a Miano.
La requisitoria del pm
“Lello era un bravo ragazzo, riuscito ad emergere dal particolare contesto in cui viveva a Miano grazie al lavoro ed al calcio”, ha affermato il pm. Una sacrosanta verità, perché tutte le mattine Raffaele – morto a soli 21 anni – si alzava alle 5 per andare con la madre a lavorare a Monte Sant’Angelo, nei locali dell’Università, dove operava nel settore della sanificazione. Terminato il suo turno, poi, di corsa al campo, per gli allenamenti con la Turris, squadra con la quale disputava il campionato di calcio di Serie D. Il processo è in corso con il rito abbreviato davanti al gip del Tribunale di Napoli Pietro Carola: l’imputato è accusato di omicidio aggravato dai futili motivi. “Lello aveva intrapreso una strada corretta, quella della legalità – ha sottolineato il pm – in un contesto a rischio”.
Le prossime udienze
Nella prossima udienza spazio alle discussioni della difesa (Galasso è assistito dall’avvocato Rocco Maria Spina) ed a quelle delle parti civili, con l’avvocato Enrico Di Finizio che rappresenta in giudizio i familiari della vittima, la sorella Francesca e la mamma Adelaide Porzio. Proprio il legale dei Perinelli ha presentato un memoriale in cui chiede l’aggravante della premeditazione. Una richiesta basata sulla convinzione della famiglia su come siano andati i fatti: una settimana prima del raid, infatti, Galasso e Perinelli avevano avuto una discussione, poi sfociata in litigio, all’interno di una discoteca, probabilmente legata alla gelosia verso una ragazza. L’aggressione che ne scaturì qualche giorno dopo fu talmente violenta da provocare la morte del giovane calciatore. Colpito da una coltellata al petto, il 21enne fu lasciato in fin di vita all’esterno del pronto soccorso dell’ospedale Cardarelli. Qualche ora dopo Galasso, che conosceva Lello da tempo, si costituì in caserma dai carabinieri.