Islamabad (Pakistan), 3 nov. (LaPresse/AFP) – Resta sospesa la sorte di Asia Bibi in Pakistan, dopo che è stato depositato un ricorso contro la sua assoluzione. Inoltre dopo che il suo avvocato ha lasciato il Paese dicendo di temere per la propria vita. La liberazione della donna cristiana, condannata a morte nel 2010 per blasfemia, era parsa imminente. È invece stata rimessa in discussione da un controverso accordo concluso nella notte dalle autorità e dai manifestanti islamisti, che da tre giorni paralizzano il Paese. L’intesa prevede cinque punti, con cui il governo s’impegna a vietare alla donna di lasciare il Pakistan e a non bloccare una richiesta di revisione della sentenza di proscioglimento. Questa avviata da un religioso Qari Salam. Il tema della blasfemia è esplosivo in Pakistan e il caso di Bibi è così estremo che la famiglia ritiene impossibile restare in Pakistan, se lei sarà liberata.
dunque
L’accordo firmato è stato pensato per metter fine al caos e alla violenza che hanno regnato nel Paese per tre giorni. Le principali strade erano state bloccate, così come i mezzi di trasporto, con decine di migliaia di persone che non hanno potuto andare al lavoro o a scuola. Questa mattina i blocchi sono stati tolti e la vita è ripresa normalmente nelle grandi città di Karachi, Lahore, Islamabad. Negozi e scuole hanno riaperto e i dimostranti se ne sono andati dalle strade. Una nuova protesta è annunciata per domenica a Karachi. L’avvocato di Bibi ha intanto annunciato di lasciare il Paese per raggiungere l’Europa. “Devo restare vivo perché devo proseguire la battaglia giudiziaria per Asia Bibi, ha detto il legale, che non ha avuto alcuna protezione dopo il proscioglimento.