Islamabad (LaPresse/AFP) – Il Pakistan è nel caos all’indomani delle elezioni politiche. Con il partito di governo uscente che denuncia “palesi brogli” e non ha accetta i risultati, ancora non ufficiali, che danno vittorioso l’ex campione di cricket Imran Khan. Mentre lo spoglio delle schede è ancora in corso, i sostenitori di Khan sono scesi in piazza per celebrarne il trionfo, incuranti delle accuse di aver truccato il voto. I media locali riferiscono che circa la metà delle schede è stata conteggiata, 17 ore dopo la chiusura dei seggi. Un ritardo che ha alimentato i timori sulla legittimità delle elezioni.
Giornali e canali televisivi danno comunque per certa la vittoria del partito Pti di Khan. Con i risultati parziali che gli assegnano almeno 100 seggi nell’Assemblea Nazionale. Più indietro la Pakistan Muslim League, la formazione dell’ex premier Nawaz Sharif. Rimosso dall’incarico e quindi arrestato per un caso legato ai Panama Papers.
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La polemica segue una campagna già considerata da alcuni osservatori come una delle più “sporche” nella storia del Pakistan. A causa delle accuse contro i militari, della forte presenza dei partiti religiosi estremisti e di numerosi attentati a comizi e manifestazioni politiche, con centinaia di morti. Circa 800mila militari e poliziotti sono stati schierati per fornire sicurezza nel giorno delle elezioni. Ma non sono bastati per evitare spargimenti di sangue.
Un attentato suicida rivendicato dallo Stato Islamico ha provocato almeno 31 morti e 70 feriti vicino a un seggio elettorale di Quetta, nella provincia sud-occidentale del Balochistan. Khan, che ha conquistato per il Pakistan la vittoria alla Coppa del Mondo di cricket nel 1992, ha promesso una dura lotta alla corruzione. Khan ha cercato anche il favore dei gruppi religiosi. In particolare per quanto riguarda la questione della blasfemia, suscitando il timore che una vittoria del suo partito possa incoraggiare gli estremisti.