È stato presentato ufficialmente il nuovo piano ambientale per il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, un’iniziativa ambiziosa che mira a rigenerare vaste aree di territorio montano. Il progetto prevede la messa a dimora di oltre diecimila nuovi alberi, selezionati tra le specie autoctone più resilienti, con l’obiettivo di restaurare l’equilibrio ecologico e rafforzare la biodiversità.
L’intervento si concentrerà sulle zone più vulnerabili, colpite negli ultimi anni da incendi e fenomeni di dissesto idrogeologico. L’urgenza di questa azione nasce infatti dalla crescente pressione che grava sull’ecosistema appenninico. Gli incendi boschivi, aggravati da estati sempre più siccitose, hanno lasciato cicatrici profonde, distruggendo ettari di foreste.
Questi eventi hanno compromesso l’habitat di specie simbolo come l’Orso bruno marsicano e il Camoscio d’Abruzzo. La perdita di copertura vegetale ha inoltre accelerato i processi di erosione del suolo, aumentando il rischio di frane e alterando il delicato ciclo dell’acqua nella regione.
Il programma, denominato “Radici d’Appennino”, si distingue per il suo approccio scientifico e partecipativo. Gli esperti del Parco hanno identificato le specie più adatte alla rinascita del bosco, privilegiando il faggio, l’acero di monte e il cerro, piante capaci di adattarsi alle quote più elevate e di creare un ecosistema complesso. Fondamentale sarà il coinvolgimento delle comunità locali, delle scuole e di gruppi di volontari, che parteciperanno attivamente alle fasi di piantumazione.
Le operazioni prenderanno il via nel prossimo autunno, stagione ideale per garantire un attecchimento ottimale delle giovani piante. La fase preparatoria ha incluso una mappatura dettagliata delle aree di intervento, realizzata anche con l’ausilio di droni per valutare lo stato di salute del suolo.
La piantumazione avverrà manualmente per minimizzare l’impatto sul terreno e sarà seguita da un piano di monitoraggio pluriennale, essenziale per verificare il tasso di crescita e la salute del nuovo bosco. Gli effetti attesi vanno ben oltre il semplice recupero paesaggistico.
Le nuove foreste svolgeranno un ruolo cruciale nell’assorbimento di anidride carbonica, contribuendo così alla lotta contro il riscaldamento globale a livello locale. “Ogni albero è un investimento per il futuro e per la salvaguardia di un patrimonio naturale unico”, ha dichiarato il presidente dell’Ente Parco. “Questa operazione non solo ripristinerà un habitat vitale, ma rafforzerà anche il legame tra la nostra gente e il suo territorio, creando un’eredità di sostenibilità”.



















