Parigi: il quartiere determina la salute degli anziani

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Salute urbana
Salute urbana

L’invecchiamento in buone condizioni di salute non è legato solo a fattori individuali come la genetica o lo stile di vita. Il contesto urbano in cui una persona vive esercita un’influenza profonda sulla sua capacità di rimanere attiva e indipendente nel corso degli anni. A parità di condizioni personali, quartieri differenti producono infatti esiti molto diversi.

A mettere in luce questo legame è stato un recente contributo di Caroline Laborde, socio-epidemiologa presso l’Osservatorio Regionale di Sanità Île-de-France. Il suo lavoro ha evidenziato come l’ambiente di vita rappresenti un determinante strutturale della qualità dell’invecchiamento, un aspetto spesso trascurato dalle politiche sanitarie.

Numerose ricerche hanno mostrato l’esistenza di un divario di circa due anni di aspettativa di vita in buona salute tra chi abita in aree urbane più ricche e chi risiede in zone più svantaggiate. Questo scarto non si spiega unicamente con la composizione sociale dei residenti, ma anche con un vero e proprio “effetto di contesto”.

Nei quartieri meglio attrezzati con servizi e infrastrutture di qualità, tutti i residenti hanno mostrato una tendenza a vivere più a lungo e in condizioni migliori, inclusi coloro che partono da situazioni di maggiore fragilità. Al contrario, ambienti degradati o mal progettati amplificano le difficoltà, accelerando la perdita di indipendenza.

Uno degli elementi chiave è l’accesso al verde urbano. La prossimità di parchi, viali alberati e aree naturali è stata associata a una riduzione significativa dei rischi cardiovascolari, dell’obesità e dei disturbi depressivi. Nelle persone più anziane, i benefici si sono estesi anche alle funzioni cognitive, contribuendo a preservare più a lungo memoria e capacità di orientamento.

Altrettanto fondamentale si è rivelata la qualità delle infrastrutture pedonali. Marciapiedi ampi e senza barriere, attraversamenti sicuri e un’illuminazione adeguata sono cruciali per favorire la mobilità quotidiana. Quando lo spazio pubblico è dominato dalle automobili e percepito come insicuro, le persone tendono a limitare gli spostamenti, innescando un declino motorio e un progressivo isolamento sociale.

La disponibilità di negozi di alimentari, farmacie, mercati e luoghi di incontro a breve distanza dall’abitazione gioca un ruolo cruciale. Uscire per fare la spesa o incontrare conoscenti stimola il movimento, rafforza le relazioni e mantiene attive le funzioni cerebrali. Secondo alcuni studi, vivere in zone ben servite può ridurre fino al 30% il rischio di dipendenza funzionale.

Oltre agli aspetti materiali, anche il clima sociale ha un peso determinante. Coesione, fiducia reciproca e percezione di sicurezza incidono sulla salute mentale. Un ambiente accogliente e protetto incoraggia a uscire e a partecipare alla vita collettiva, mentre contesti segnati da degrado e insicurezza favoriscono comportamenti di ritiro.

Il messaggio della comunità scientifica è chiaro: il benessere non può essere separato dagli spazi di vita. Le politiche pubbliche dovranno agire su due fronti: sostenere gli individui con redditi e servizi adeguati, ma anche progettare città vivibili e inclusive che promuovano il benessere a ogni età.

Questo approccio integrato è diventato ancora più urgente a causa del cambiamento climatico. Le città, sempre più esposte a ondate di calore, dovranno investire in isole di freschezza e aree verdi per proteggere le fasce più vulnerabili della popolazione, seguendo il principio indicato dall’OMS di considerare la salute in tutte le politiche.

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