Pd, commissione congresso “congelata”. Landolfi: l’anomalia è il boom di tessere

Dem nella bufera. Il componente dell’organismo: fra il 29 a il 31 gennaio le iscrizioni sono passate da 1900 a 6800. Lo stop al voto era evitabile, i problemi interni si risolvono in sede politica, non certo ricorrendo alla magistratura

CASERTA – La commissione provinciale del Pd resta “in sonno” fino alla decisione del tribunale civile di Santa Maria Capua Vetere sullo stop al congresso. L’organismo presieduto da Francesco Gatto è nella bufera dopo il ricorso presentato da circa 200 iscritti contro il taglio delle tessere. “Ci dobbiamo attenere a quel che dice il tribunale – dice Alessandro Landolfi, capogruppo Pd in consiglio provinciale e componente della commissione in quota alla mozione Schlein – il 24 c’è la discussione in aula e allora si vedrà. Non stiamo dando una bella visone del Partito democratico. Tutto quanto è successo era evitabile: le situazioni vanno risolte sul piano politico, non ricorrendo alla magistratura. Pensiamo ai Comuni: l’opposizione, a meno che non ritenga che ci siano comportamenti di rilievo penale da parte della maggioranza, non va certo tutti i giorni in tribunale per contrastarne l’azione. Comunque, abbiamo fatto di tutto per non far svolgere il congresso del Pd e alla fine il congresso non ci sarà. Spero ci siano persone che credono in questo partito, ma quanto accaduto a Caserta le sta facendo allontanare”.
Secondo Landolfi, l’organismo provinciale aveva poco spazio di manovra: “La commissione nazionale ha detto che, secondo lo Statuto del partito, i pagamenti della quota di iscrizione fatti con card prepagate non sono validi. Poi magari lo Statuto andrebbe modificato, ma certamente non in fase elettorale”.
Il taglio alle tessere ha colpito militanti di peso come l’ex consigliere comunale di Marcianise Pino Moretta e Landolfi ricorda che anche il capogruppo nel capoluogo Gianni Comunale era stato escluso in un primo momento: “E’ stato riammesso perché è amministratore, se ci fossero state le condizioni legali sarebbe stato giusto fare lo stesso anche per altri attivisti tagliati fuori. Ma il dato anomalo è il boom di tessere che si è verificato fra il 29 e il 31 gennaio, con le iscrizioni passate da 1900 a 6800. Noi della mozione Schlein ci siamo opposti al riconoscimento di questo numero, poi al reintegro massiccio, sapendo che la commissione nazionale andava in questa direzione e che il presidente della regionale Franco Roberti dava disposizioni precise”.
Ad aggiungere altre polemiche in un ambiente già teso c’è la circostanza che l’ex vicesindaco di Casera Franco De Michele, componente della commissione regionale in quota alla mozione Schlein, figura come primo firmatario del ricorso poi accolto – per ora solo in sede cautelare – dal tribunale sammaritano: “Personalmente – osserva Landolfi – io non sapevo nemmeno che De Michele fosse espressione della mozione a livello regionale Il problema è che non si può più usare il Pd per strategie personalistiche: bisogna pensare ai bisogni delle persone e non a beghe di palazzo e a usare gli iscritti come cavalli di Troia. Questa strategia ha creato solo un fallimento politico”.
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