Roma – Il messaggio è chiaro: il popolo del Pd chiede unità ai suoi big. Lo dimostrano i cori scanditi a più riprese sotto il palco dai 70mila accorsi alla mobilitazione Dem. E ‘unità’ è anche la parola ripetuta dal segretario Maurizio Martina e dai leader delle diverse correnti.
Per un giorno le liti sono sospese
In piazza del Popolo ci sono tutti per la manifestazione contro il Governo gialloverde, compresa l’ex ministra della Salute Beatrice Lorenzin. Tutti tranne Michele Emiliano. Per la sua corrente, però, c’è Francesco Boccia che si dice comunque soddisfatto.
A beneficio di telecamere Renzi e Paolo Gentiloni si abbracciano tre volte, poi tocca a Graziano Delrio e Carlo Calenda. Quindi Maurizio Martina e Renzi. A un certo punto sembra la festa degli abbracci e dei selfie, non fosse per il congresso all’orizzonte.
Un “nuovo Pd per una nuova sinistra” chiede Maurizio Martina in un discorso di quasi tre quarti d’ora, che a tratti secca la gola al segretario. Mentre pronuncia queste parole, dalla piazza parte uno dei tanti cori: “Unità, unità, unità”.
Il segretario non vuole “tifosi“, ma una “comunità di destino“
Per sottolinearlo si lascia andare anche a qualche slogan: “Siamo una somma, non divisione” o ancora “Un segretario non parla di unità, la pratica“.
Martina chiude il suo discorso chiedendo a tutti “un passo avanti“
Parola d’ordine, scuotersi e “alzare la mano” perché è troppo pericoloso il rischio rappresentato dall’esecutivo M5S-Lega. Il Pd è pronto a costruire l’alternativa. “Da questa piazza voglio dire a tanti elettori di centrosinistra che non ci hanno votato il 4 marzo: abbiamo capito. Adesso voltiamo pagina, dateci una mano“.
L’invito, forte, è a militanti e intellettuali a mettersi in gioco in prima persona
Il segretario richiama i valori della Resistenza, “di cui siamo figli”, e punta il dito contro le cene di Matteo Salvini con Casapound. Martina replica anche allo strale lanciato da Luigi Di Maio sul Blog delle stelle poco prima della manifestazione Dem.
“Noi non gufiamo per lo spread – dice -, noi abbiamo a cuore il futuro degli italiani a cominciare dai più giovani“. Quindi difende Matteo Renzi, sempre contro il capo politico dei Cinquestelle: “Vergogna, non si dà dell’assassino politico a un esponente dell’opposizione“.
I temi ci sono tutti. Tanti gli applausi dalla platea
Europa, legittima difesa, femminicidi, migranti, lotta alla mafia, condoni e nel backstage i leader ascoltano, si abbracciano e sorridono.
Le parole infuocate delle direzioni sono state sospese per un giorno
Ci sono Dario Franceschini, Gianni Cuperlo, Andrea Orlando, Ettore Rosato, Lorenzo Guerini, Francesco Bonifazi, Luca Lotti, Maria Elena Boschi. Ma l’attenzione è (quasi) tutta concentrata su Matteo Renzi e Nicola Zingaretti. Renzi chiarisce di non aver mai detto che Zingaretti “non è adatto” a fare il segretario, rinnova gli appelli all’unità e sostiene che “le cose nel Pd sono tranquille”: ci sarà un congresso, “il segretario o la segretaria” che lo vincerà dovrà avere il sostegno di tutto il partito.
Il senatore di Firenze si concentra sulla “resistenza civile” ai pentaleghisti
Sarebbe “illogico e incomprensibile” litigare di fronte al “rischio Venezuela” che si prospetta con le politiche di questo Governo. “C’è chi dice ‘no’ al balconcino di Di Maio” e fa cenno con la testa alla piazza “bellissima” che c’è, così come c’è l’opposizione. D’altronde, è il suo ragionamento, di fronte al rischio di tenuta del Paese a chi importa delle correnti?
Acqua sul fuoco sulle divisioni interne per la collocazione dei Dem in Europa
“Tutto il Pd e il centrosinistra siamo tutti d’accordo nel fare una alleanza che vada da Tsipras a Macron“. Per Nicola Zingaretti la piazza dimostra che la sfida dell’unità nel Pd è stata “vinta”. E’ la “giornata dell’unità – sostiene – che deve spingere tutti a provare l’ebbrezza del ‘noi’ e a lasciare alle proprie spalle l’aridità dell’io. Penso che ce lo dica questa piazza e che sia anche in sintonia con il dibattito degli ultimi giorni”. Per il governatore però il Pd è un partito “che soffre” per questo va cambiato, per costruire l’alternativa. Quindi la stoccata finale ai Cinquestelle, a cui è stato accusato di occhieggiare: “Chi già aveva le bottiglie di champagne in frigorifero – perché loro brindano a champagne – per festeggiare il fallimento del Pd rimetta quelle bottiglie a posto perché il Pd combatterà dalla Val d’Aosta alla Sicilia per salvare l’Italia“.
A fine giornata tutti soddisfatti, da Andrea Orlando a Lotti e Boschi
Calenda chiede che si riparta da qui e Gentiloni fissa in un’immagine il succo della mobilitazione: “Giornata di sole dopo la triste serata del balcone“. Una sfida, quella dell’unità, di cui tutti i big ora devono dimostrarsi all’altezza perché il popolo ha dimostrato di esserci.