Pd, Letta in direzione: “Uniti contro la recessione”. Asse con M5s difficile ma decisivo contro destra

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Enrico Letta

ROMA“Massimo sostegno”, sulla guerra, alla linea Draghi-Guerini-Di Maio e “nessuna paura” di un eventuale voto in Parlamento, perché “la discussione è sana”. Enrico Letta riunirà domani la direzione nazionale del Pd avendo chiara la rotta. A preoccupare il segretario dem – più che i distinguo più o meno elettoralistici sugli aiuti da inviare a Kiev – sono le conseguenze del conflitto. Dopo due anni di pandemia è arrivata la guerra e ora, è il ragionamento dell’ex premier, “la recessione è un rischio concreto , è tecnicamente dietro l’angolo”.

Il leader ha schierato il partito, con tanto di task force economica operativa 24 ore su 24, per approntare una strategia di intervento. “Non vogliamo il conflitto sociale. E al governo chiediamo, dopo il passo avanti con dl Aiuti, tre parole: lavoro, lavoro, lavoro”, è la linea. Quanto alla posizione da tenere rispetto allo scacchiere internazionale, con il conflitto che va avanti da quasi tre mesi, la linea di Letta non cambia: “Siamo a un bivio drammatico della storia contemporanea. Dilemmi su vita e morte, libertà e oppressione, democrazia e autoritarismo. Legittimo l’esercizio del dubbio, ma il Pd ha una classe dirigente adulta che ha saputo stringersi intorno alla posizione più giusta anche se a rischio impopolarità”.

L’obiettivo resta la ricerca di un negoziato

La guerra “è in Europa ed è l’Europa che deve guidare il percorso verso la pace”, insisterà Letta che ha apprezzato le parole con le quali il premier, da Washington, “lo ha detto al mondo”. Il segretario, da parte sua, rivendica le due proposte concrete fatte per non limitarsi a un pacifismo fatto solo di parole: una missione dei leader di Italia, Francia, Germania, Spagna, Polonia a Kiev e a Mosca e la Confederazione Europea da fare subito “per far entrare l’Ucraina e gli altri paesi dell’est e dei Balcani Occidentali nella ‘Famiglia europea’”.

‘Blindare’ con forza i punti cardinali a livello internazionale, servirà poi a Letta per perimetrare in maniera chiara il ‘campo’ interno. Il segretario, nonostante siano in aumento i mal di pancia interni per via dei “troppi” distinguo M5S, confermerà il quadro delle alleanze: continuare a lavorare e scommettere sul fronte democratico-progressista e su Giuseppe Conte, significa costruire una possibilità di restare in partita “contro la peggiore destra di sempre. Difficile? – la domanda retorica che Letta ripete ai fedelissimi – Sì ma in gioco c’è il futuro della democrazia”.

In questo senso l’ex premier, che da sempre si è detto sostenitore del maggioritario, aprirà anche alle proposte sul proporzionale: “L’importante è l’approdo a un sistema bipolare destra-sinistra. Il Rosatellum è stato un disastro”, è il giudizio. La direzione di domani servirà poi a prendere una posizione ufficiale del partito anche sui referendum sulla giustizia che si voteranno il 12 giugno. Letta argomenterà i no a tutti i quesiti (“netto” quello contro la riforma della Severino) , senza però lanciare scomuniche a chi, anche dentro al Pd, ha già annunciato il suo sì.

L’identità di un partito, infine, è il ragionamento del leader, si misura anche con il suo coraggio e Letta intende misurarsi sui diritti civili, facendo un appello a tutte le forze politiche: “Nell’ultimo scorcio di legislatura serve scatto di dignità. Su tutela LGBTQ+, fine vita e ius scolae dimostriamo di non essere l’Ungheria”.

Base riformista, corrente guidata da Lorenzo Guerini e Luca Lotti, attende l’appuntamento di domani “con spirito costruttivo”. “Ascolteremo le parole del segretario, la situazione richiede un Pd unito, anche se su agenda Draghi, vicinanza all’Ue e Atlantismo – è la linea – anche in vista della possibile alleanza con il M5S, serve chiarezza”.(LaPresse)

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