Giustizia. Anm sciopera contro la riforma, adesione al 48% a livello nazionale

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse Nella foto: il presidente della ANM Giuseppe Santalucia

MILANO – Dal Palazzo di Giustizia di Milano, simbolo della lotta alla corruzione e di Mani Pulite, l’Associazione nazionale magistrati incrocia le braccia per protestare contro la riforma dell’ordinamento giudiziario voluta dalla ministra Marta Cartabia. Riforma che per le toghe è stata “peggiorata” dai tanti emendamenti proposti e venerdì verrà discussa e votata in Senato dopo aver incassato il via libera della Camera.

Era dal 2010, quando a Palazzo Chigi c’era Silvio Berlusconi, che le toghe non si astenevano dal lavoro per un giorno. La protesta, ha spiegato il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia – nelle intenzioni dei 9mila magistrati che in assemblea l’hanno votata – aveva come obiettivo quello di chiedere alla politica di “correggere” alcuni passaggi delle norme al vaglio del Parlamento, che non sono destinate a migliorare il sistema Giustizia.

Al contrario, per Santalucia, rischiano di renderlo più rigido e lento, allontanando ancora di più gli obiettivi richiesti dal Pnrr. Questa riforma, chiarisce Santalucia, “forse risulta compatibile” con il dettato della Costituzione, ma certamente è “poco conforme allo spirito” a cui è ispirata. Tra i nodi più contestati dalle toghe, c’è la separazione delle carriere tra pubblico ministero e giudice e l’introduzione del fascicolo del magistrato. Nella riforma “ci sono dei condizionamenti – chiarisce Santalucia – : si pensa di irrigidire l’organizzazione della magistratura per controllare i magistrati” che “devono essere responsabili” ma “il sistema disciplinare non deve essere una gabbia”.

Tutte ragioni che hanno convinto solo in parte i magistrati a scioperare. A livello nazionale l’adesione è stata del 48%. A Milano, ad esempio, ha partecipato il 51% dei magistrati. A Roma, invece, il 38% e tra i magistrati della Cassazione appena il 23%. Maggiore successo ha riscosso l’iniziativa a Palermo, dove ad astenersi dal lavoro è stato il 58% delle toghe. A Napoli ha incrociato le braccia il 53% dei magistrati, mentre a Salerno il 54%. Fanalino di coda Trento, con appena il 25% di adesioni.

“In un contesto generale non facile, c’è stato un livello di adesione all’astensione intorno al 50%, comunque importante”, ha fatto notare il segretario generale dell’Anm Salvatore Casciaro. E questo “dimostra come l’Anm si sia fatta interprete autorevole del disagio e della preoccupazione reale di tanti magistrati. È una protesta di contenuti – aggiunge – motivata e capillare, che viene dal basso, intendo dire dai piccoli uffici giudiziari, quelli più esposti sul piano dei carichi di lavoro, e, elemento da sottolineare, dai giovani magistrati che intravedono nelle linee di riforma una mortificazione della loro funzione, e soprattutto un cuneo in grado di incrinare, in prospettiva futura, l’assetto costituzionale della giurisdizione e la qualità del loro lavoro giudiziario.

Il buon senso, soprattutto in una fase in cui si chiede uno sforzo corale al mondo della giustizia per corrispondere ai target del Pnrr, dovrebbe orientare le forze politiche all’ascolto delle ragioni profonde di questa protesta – conclude – . Ci sono ancora i tempi e gli spazi per modifiche migliorative del testo e spero ci sia anche la volontà delle forze politiche di confrontarsi per apportare i dovuti correttivi”.

Molto critica, invece, è la voce dell’avvocatura. “Fino all’ultimo momento abbiamo confidato in un ripensamento che non c’è stato – ha fatto sapere la presidente del Consiglio nazionale forense, Maria Masi – . Un’occasione sprecata per dimostrare che, anche di fronte a ipotesi di riforma non del tutto condivisibili, la magistratura italiana, a cui la Costituzione affida il potere e il dovere di applicare la legge e alla quale i giudici sono soggetti, avrebbe potuto scegliere di far prevalere il senso di responsabilità nei confronti dei cittadini e dell’ordinamento e il rispetto nei confronti della sua stessa essenziale funzione”. Per la presidente del Cnf “oggi è stato solo un giorno triste, l’ennesimo per la giustizia”.(LaPresse)

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