CASERTA – Si alzano voci critiche contro il taglio delle tessere nel Pd provinciale. L’audizione a Roma chiesta dai vertici nazionali dovrebbe servire a fare chiarezza, ma intanto è scontro sui criteri seguiti dalla maggioranza della commissione provinciale congresso per la cancellazione di 4994 iscrizioni. Secondo Pino Moretta, componente in quota a Gennaro Oliviero e fra i 4 che hanno votato contro la delibera, “non siamo contro il taglio delle tessere a prescindere, ma a favore della convalida secondo le norme statutarie e i regolamenti. Ci sono anomalie? Bisogna capire cosa significa, credo che nessuno di noi in commissione possa dirlo. Se ci sono problemi bisogna andare dai carabinieri. Hanno tagliato tutte le iscrizioni stipulate con quote tramite bonifico: per quale motivo? Inoltre, alcuni versamenti, effettuati nei tempi previsti, ma non sono stati ammessi perché risultano accreditati oltre la scadenza. Tuttavia, sulla ricevuta di pagamento è riportata la data effettiva dell’operazione, antecedente al termine ultimo”.
E ieri a criticare la decisione sono stati anche i segretari di 5 circoli cittadini: Enrico Tresca (Caserta), Achille Pagliaro (Mondragone), Franco Sessa (Sessa Aurunca, uno dei centri dove c’è stato un numero di iscritti sproporzionato rispetto ai voti conseguiti dal partito alle scorse Politiche), Paolo Falco (Parete) e Francesco Vettone (Cellole).
“Qualcuno ha imbrogliato – si legge nella nota – e, udite, udite è chi gridava allo scandalo, strumentalmente amplificato da un ben orchestrato circo mediatico. Il tesseramento Pd di Caserta, alla luce della sua certificazione da parte di una Commissione provinciale, di fatto nominata da una parte, si potrebbe dire da una persona contro tutte le regole democratiche interne, fotografa una realtà diametralmente opposta a quella gridata ai quattro venti da certi “personaggetti”. Non ci sono pacchetti di tessere. Non ci sono strani movimenti o cervellotici rapporti tra voto e tesserati. Ci sono solo alcuni che statutariamente non potevano e non possono essere iscritti al Pd e che invece sono stati inseriti nella anagrafe approvata. C’è chi non ha pagato il dovuto ed è stato graziato, c’è chi non può essere del Pd, perché siede nei banchi dei Consigli comunali e provinciali contro il Pd, ed è stato iscritto”.
Piuttosto, notano i segretari, “C’è chi ha costruito, quelli sì, elenchi di tessere e li ha comunicati con una mail ed è stato iscritto. Ma perché tutto questo? Perché i “personaggetti” di cui sopra non hanno visto i tesserati di altre province scoprendo che in proporzione erano significativamente più di quelli di Caserta? Perché si è dovuto costringere, e solo per Caserta, gli uffici del Pd romano a sconfessare sé stesso ed inventare una seconda anagrafe con nuovi criteri di esclusione validi solo per questa provincia? Perché? Perché è evidente ormai a tutti che le regole democratiche in mano a Boccia e ad altri, e a tutti quelli che hanno voluto offendere Caserta e i casertani così gratuitamente, sono carta straccia, non valgono”.
Quindi, “sarebbe ineludibile che tutti questi, partendo da tutta la commissione nazionale per il Congresso e in particolare i “Fantastici 4”, chiamati a studiare il “Caso Caserta”, venissero qui” e spiegassero “cosa hanno combinato”.
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