Le armi del clan in una masseria a Calvi

Le armi del clan in una masseria a Calvi
Le armi del clan in una masseria a Calvi

CASAL DI PRINCIPE – Droga e armi: sono i business del clan di cui ha parlato alla Dda di Napoli Giuseppe Basco, 36enne collaboratore di giustizia. Al pubblico ministero Vincenzo Ranieri ha raccontato che Romolo Corvino, Vincenzo Di Caterino ‘o piattar e Giovanni Della Corte cucchione negli ultimi anni si erano dedicati allo smercio di stupefacenti. A fornirgli i narcotici da vendere sarebbe stato tale Mimmo ‘o subrettare di Casale, ma residente a Caserta. La vendita di hashish, marijuana e cocaina avveniva soprattutto  Frignano o, in alternativa, andavano in scena le ‘consegne a domicilio’ a seguito di accordi telefonici. “Di Caterino forniva una macchina a noleggio a Saverio Pagano e a tale Michele per spostarsi. Il provento dello spaccio – ha chiarito – lo portavo a Di Caterino. I due pusher venivano pagati 1.500 euro a settimana”.

Dopo l’arresto di Romolo Corvino, Di Caterino, ha riferito il pentito, avrebbe preso contatti con un teverolse conosciuto come ‘cinese’ per tenere in piedi il traffico di droga. “Nel corso di un incontro a Teverola, avvenuto nel febbraio 2020 con il ‘cinese’ e Vincenzo Di Caterino, oltre ad altre due persone, ci accordammo nel senso che loro mi avrebbero fornito la droga da spacciare a Formia, cosa che non feci perché sono stato arrestato”.

Il collaboratore ha raccontato pure di una sua visita a Calvi Risorta ordinatagli da Di Caterino e Corvino: “Mi mandarono in una masseria a prelevare un fucile a pompa e un kalashnikov, oltre a delle pistole 9×21 e 7,65. Andai insieme a Di Caterino e ad un altro ragazzo, mi pare, Giovanni Improda. Una volta arrivati, Vincenzo diede dei soldi ad una persona, mi sembra si chiamasse Francesco, e si fece consegnare le armi”.

Le dichiarazioni di Basco logicamente non sono vangelo. Vanno riscontrate dagli inquirenti e valutate dai giudici. E i personaggi da lui indicati sono da considerare innocenti fino ad un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.
Le informazioni da lui fornite, intanto, sono tra gli atti dell’indagine sfociata a novembre scorso in 37 misure cautelari tese a colpire le attività criminali messe in piedi negli ultimi anni dalle cosche Bidognetti e Schiavone.

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