MILANO – ‘Partita finisce quando arbitro fischia’, diceva l’indimenticato Vujadin Boskov. Un aforisma sempre attuale, che ora sembra cucito addosso al Partito democratico. Perché anche se Nicola Zingaretti ha un vantaggio importante sugli inseguitori, il competitor più vicino, Maurizio Martina, non molla la presa, lasciando così aperto un Congresso che sembrava già segnato alla vigilia.
Le ultime proiezioni aggiornate sulle convenzioni di circolo, su un campione del 70% degli iscritti al voto, indicano il presidente della Regione Lazio in testa con il 47,6% delle preferenze, inseguito dall’ex ministro con il 38,8.
Sul terzo gradino del podio Roberto Giachetti (10,8%) che stacca Francesco Boccia (2,3), Dario Corallo (0,3) e Maria Saladino (0,2). Al Sud, però, la partita è ancora aperta, come le urne, che nel fine settimana decideranno il testa a testa Martina-Zingaretti.
Nel week end voterà anche Marco Minniti, il grande auto-escluso dalla corsa al Nazareno che, avendo mani libere, ammonisce: “Dai dati parziali nessuno ha raggiunto il 51%, ma io ho fatto una scelta impegnativa perché questo accadesse. Se non succederà, sarà uno scacco per il Pd“.
Intanto, Carlo Calenda va avanti con il suo progetto ‘Siamo Europei’, puntando a unire moderati e democratici. Innanzitutto non chiudendo le porte: “Ci saranno persone diverse, tanti nuovi nomi e una platea più ampia, anche social-democratici, popolari e persone di centrodestra” che non si ritrovano nell’esecutivo giallo-verde.
Al suo appello di portare il manifesto ai gazebo delle primarie, però, “Martina ha risposto sì con entusiasmo, Zingaretti e Giachetti non hanno risposto”. Ma a stretto giro di posta il titolare della mozione ‘Sempre Avanti’ gli fa sapere, via Twitter, di non essere lui a dover decidere in merito, pur condividendo lo spirito del documento. “Piuttosto – chiede l’ex vicepresidente della Camera -, perché non organizzi un confronto tra i candidati sul merito della tua proposta?”.
Una nuova polemica, però, si fa largo nella sfida congressuale
A lanciarla sono alcuni parlamentari che non hanno affatto gradito gli aggettivi con cui, Nicola Zingaretti, nel testo della sua mozione ‘Prima le persone’, ha bollato l’opposizione del Pd al governo Lega-M5S come “incerta, propagandistica e inefficace”.
La risposta di Emanuele Fiano
“Non vorrei che, per il governatore, inutile fosse l’opposizione in quanto tale, perché, in fondo, nella sua strategia trova posto sempre un’idea di alleanza di governo, formalmente smentita“.
A ruota lo seguono anche altri colleghi, come Andrea Romano, Alessia Rotta e Alessia Morani. E lo sfidante Martina, che difende l’operato della truppa parlamentare dem: “Certe caricature sull’opposizione che alcuni fanno anche al nostro interno sono sbagliate e ingiuste.
Tutti siamo impegnati a fare meglio, ma non si può dire che il Pd stia con le mani in mano”. Alle primarie del 3 marzo sembra mancare un secolo, eppure si tratta di poco più di un mese. Che, viste le premesse, sarà davvero di fuoco. (LaPresse)