PECHINO – Non parteciperà alle Olimpiadi Invernali, ma è una delle sportive più attese a Pechino 2022. I fari del mondo, a poche ore dal via ufficiale dei Giochi Olimpici Invernali, restano puntati su Peng Shuai, la tennista cinese scomparsa dopo aver denunciato sui social di aver subito abusi sessuali da parte dell’ex vicepremier cinese Zhang Gaoli, per poi ricomparire dopo qualche tempo e fare marcia indietro. Un caso che ha gettato ombre sul governo cinese e su cui il Cio vuole vederci chiaro fino in fondo. Così, nella conferenza stampa che precede l’inizio della rassegna a cinque cerchi, il numero uno del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach, sollecitato in più di una domanda dai giornalisti, ha confermato che l’incontro con l’ex doppista numero uno al mondo – questa volta di persona e non in videoconferza – resta in agenda. “Questo incontro è previsto – ha assicurato il capo del Cio – Sono estremamente grato a Peng Shuai che verrà qui per incontrarmi, anche lei voleva questo incontro con me. Entrerà nel circuito chiuso e, quando avrà superato tutte le procedure, ci incontreremo”. Bach è cauto nelle sue parole, ma assicura che “conosciamo certe informazioni, ma per il momento solo tramite videoconferenza, e la videoconferenza non può sostituire un contatto fisico. Abbiamo sentito da lei che vive a Pechino, che si può muovere liberamente, che trascorre del tempo con la sua famiglia e i suoi amici – ha rivelato – Ora saremo in grado di passare al passo successivo, ovvero incontrarla. Speriamo ci convinca del fatto che sta bene dal punto di vista fisico e mentale”.
Se il faccia a faccia tra Peng Shuai e Thomas Bach è destinato a diventare uno dei momenti clou di questi Giochi, quella relativa alla tennista non è l’unica questione sul tavolo, in una vigilia di Giochi agitata tra le tensioni Russia-Ucraina e il tema sulle violazioni dei diritti umani da parte della Cina. A tal proposito Bach guarda dritto, richiamandosi alla neutralità del comitato che presiede. “Se noi assumiamo una posizione politica ci mettiamo in mezzo a dispute, confronti, scontri tra potenze politiche. E rischiamo di mettere a repentaglio i Giochi – ha ammesso – Le Olimpiadi perderebbero la loro impronta fondamentale dell’universalità, e perderebbero la loro essenza e la loro missione. Questo porterebbe alla fine dei Giochi Olimpici. Se noi non possiamo realizzare la nostra missione, quella di unire il mondo, corriamo un grande rischio. E questa era una regola già della Grecia antica”. Che resta un baluardo del Comitato Olimpico al pari dell’articolo 50 che vieta manifestazioni di qualsiasi tipo – politico, religioso o razziale che sia – durante le competizioni e le premiazioni. “La procedura prevista è molto chiara, le regole non sono cambiate e non lo è la posizione del Cio – ha chiarito Bach facendo un accostamento con il mondo del teatro – Questo tipo di regole esistono in tutte le casistiche della vita. Come il teatro può funzionare soltanto se l’attore recita, i Giochi funzionano solo se si fa sport”. E, in questo caso, alla messa in scena ormai manca davvero pochissimo.
Dall’inviato Alberto Zanello