Peppe Iodice a “Cronache”: “Stop in campo contro i razzisti, io sto con Carlo”

Il comico e il suo rapporto con il Napoli

NAPOLI – Il calcio, lui lo tratta con ironia, usando quel tocco dissacratoria proprio dei napoletani. Quando però si parla di razzismo, una metastasi che dal calcio sta infettando tutta la società civile, Peppe Iodice, attore comico e autore teatrale, lascia il registro ironico per passare a quello della rabbia. E della preoccupazione per chi, come lui, pensa che il calcio debba essere vissuto in maniera gioiosa e positiva. 

Esimio Iodice, che idea si è fatto su questo razzismo che dal calcio sta dilagando ormai in ogni dove?

“Io sono con Ancelotti al mille per mille. Quando dice che il Napoli in presenza di cori razzisti deve fermarsi, si riferisce proprio a questa deriva. Davanti a certe cose bisogna fregarsene delle partite”.

La Figc e il governo però dicono che sarebbe sbagliato fermarsi in campo e che se il Napoli lo abbandonerà perderà la partita a tavolino come da regolamento…

“Carlo dice una cosa sacrosanta. Se la nostra sensibilità ci dice di reagire in quel modo, bisogna farlo e basta. Quando una persona viene offesa, ferita da quegli insulti, è giusto che abbia una reazione. Avete mai pensato a come si sia sentito Koulibaly a San Siro durante Inter-Napoli, al suo stato d’animo nel sentire uno stadio intero che lo bersagliava? Ha ragione Ancelotti, bisogna fermarsi e basta. E chissenefrega dei tre punti, tanto non cambiano nulla. Il campionato è già deciso. E lasciare il campo può essere una decisione esplosiva, anche per tutto quello che ne consegue. Chissà, magari la finiscono. E intendo dire la finiscono sul serio perché, con tutto l’affetto per Kalidou, non è che i buu razzisti siano meno gravi del coro ‘Vesuvio lavali col fuoco’”. 

Il ministro dell’Interno Salvini però dice che entrambi sono solo sfottò da stadio…

“Ma Salvini non può parlare perché è uno di loro, nel passato lo ha fatto insieme a loro, coi loro slogan, li rappresenta. Andrebbe squalificato anche lui: come può un uomo delle istituzioni fare certe cose quando non dovrebbe neppure pensarle? Non c’è niente da fare: Ancelotti ha ragione al mille per mille”.

Il suo monito è ancora più forte perché viene da un uomo del Nord che per la prima volta lavora e vive al Sud…

“Soprattutto viene da una persona perbene. E tutte le persone perbene la pensano come lui, quelli che non sono la parte malsana di questo Paese. Che non sono quelli che affiggono cartelli razzisti a Pordenone. La gente perbene, da Oslo a Canicattì, non ulula ai giocatori di colore. Lo ha detto Ancelotti ma in passato lo ha fatto anche Sarri, forse in modo più violento ma altrettanto convinto. E anche lui, che a Napoli c’è solo nato, era un uomo del Nord che aveva capito profondamente il Sud”.

Va bene abbandonare il campo per i cori razzisti, ma per il Napoli è arrivato anche il momento di vincere qualcosa non le pare?

“Io penso che Ancelotti sia il primo che vuole vincere qualcosa, è uno degli allenatori più vincenti d’Europa, sicuramente il più vincente che il Napoli potesse avere e ci tiene anche lui. Purtroppo il campionato italiano è difficile da conquistare perché in un modo o nell’altro, e sottolineo nell’altro, lo vincono sempre loro. Bisognerebbe cercare di vincere le altre cose, soprattutto l’Europa League. Lì, almeno, siamo sicuri di non trovare la Juventus”.

In Coppa Italia, infatti, il Napoli potrebbe affrontarla solo in finale…

“Vabbè, poi una volta arrivati lì si vede. Ma Mazzoleni la può arbitrare la finale di Coppa Italia?”.

Temo proprio di sì…

“Ah, allora stamm’appost’…”.

Ma lei è Sarriano o Ancelottista?

“Io sono Sarriano e lo sarò sempre per il suo modo di vedere il calcio. Lui e Carlo sono diversi e si può essere tutte e due le cose. Dopo Maurizio, solo Carlo poteva creare la mediazione tra le due filosofie. Sarri per me è insuperabile e quando è arrivato Ancelotti ero diffidente. Ora però devo dire che è entrato nel cuore dei tifosi grazie alla sua rara intelligenza”.

Forse il Napoli di Ancelotti è meno scintillante di quello di Sarri…

“Sicuramente è meno divertente. Sinceramente solo con Diego e Sarri mi sono divertito così tanto ma con la differenza che allora c’era in squadra il più grande giocatore di tutti i tempi. Diciamo che al Napoli dello scorso ciclo è mancata solo una vittoria ma è stato comunque un percorso bello. E credo che ce lo ricorderemo tutti molto a lungo a prescindere dal fatto che non si sia vinto nulla”. 

Lei lo scorso anno scrisse un’esilarante lettera a Sarri per convincerlo a restare: si prepara a fare lo stesso con Koulibaly?

“Diciamo che sto cercando di disaffezionarmi a Kalidou, che  è un uomo di estrema intelligenza oltre ad essere uno dei più forti difensori al mondo. Ho avuto modo di conoscerlo bene, è venuto spesso ad assistere ai miei spettacoli ed è stato bello vedere il suo complice divertimento. Diciamo che una lettera potrei anche scrivergliela, ma trattenerlo anche l’anno prossimo sarebbe un miracolo”. 

Ad Allan invece non dovrà scrivere nessuna lettera…

“Allan credo che resterà anche se non va sminuito. Gioca in un ruolo, il mediano, che storicamente non ha vita facile, però il Psg dovrebbe sapere che lui non è un semplice mediano ma è qualcosa di più. Io comunque credo che la sua sia la classica situazione di chi, andato altrove, non sarebbe più lo stesso. No, meglio che resti a Napoli per crescere ancora”.

Anche lei come Ancelotti non toccherebbe la rosa a gennaio?

“Se dobbiamo prendere la solita sfavrecatura, sì,  non vale la pena. Se Carlo dice questo significa che lo sa. Più che altro mi lascia perplesso l’atteggiamento dell’agente di Hysaj, una cosa irritante. Se io vado in scena non al massimo della forma e non rendo o se in compagnia c’è un attore più bravo di me, devo solo star zitto e aspettare il momento in cui posso rendere al meglio. In questo momento, a destra Malcuit è più in palla. Purtroppo sia Hysaj che Mario Rui sono buoni giocatori ma soffrono la concorrenza. Quando giocano fanno il loro mestiere, ma se poi c’è un Ghoulam in campo, la differenza si vede. Invece qui sembra che prima di dare un giudizio si debba chiedere il permesso al procuratore”. 

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