MILANO (LaPresse) – Esternalizzazione della produzione sì, ma in Italia. Arriva mentre sono ancora in corso le mobilitazioni dei lavoratori l’annuncio della Pernigotti di Novi Ligure, storica azienda dell’alessandrino del settore dolciario, passata al gruppo turco Toksöz nel 2013. Dopo la notizia della chiusura nei giorni scorsi la proprietà spiega che l’intenzione è “esternalizzare le proprie attività produttive unicamente presso il territorio nazionale”.
Pernigotti, la situazione della società
La società dello storico marchio di cioccolatini informa inoltre che “sta procedendo all’individuazione di partner industriali in Italia, a cui affidare la produzione, anche con l’obiettivo di cercare di ricollocare il maggior numero possibile di dipendenti presso aziende operanti nel medesimo settore o terzisti”.
Lavoratori in rivolta
Ma non si ferma la protesta dei lavoratori. I sindacati avevano chiesto un incontro con il governo. Ed è infatti stato convocato al MiSE il 15 novembre il tavolo di crisi per discutere della situazione produttiva e occupazionale della azienda dolciaria. Lo scenario profilatosi sinora è stato la cassa integrazione. E nello stabilimento di Novi c’è stata l’“occupazione”, con assemblea permanente, dopo l’annuncio della proprietà turca di volerlo chiudere per trasferire la produzione via dalla città dell’alessandrino.
La parola al sindaco di Novi Ligure
Il sindaco di Novi Ligure Rocchino Muliere si è recato al presidio dei lavoratori che protestano. E si è fatto interprete della preoccupazione, che resta. “E’ inaccettabile la situazione determinatasi alla Pernigotti – dice Muliere-. Abbiamo appreso nei giorni scorso della decisione della proprietà di chiudere, dall’oggi al domani, e di cessare l’attività produttiva nello stabilimento di Novi. Ed è irrispettoso nei confronti dei lavoratori e della città, perché è una azienda che qui è nata e che qui produce dal 1860″. Sono coinvolti 100 dipendenti oltre a 70-80 lavoratori interinali. “Ci batteremo per continuare a produrre qui”, assicura il sindaco.
La produzione resterà in Italia, ma non si dissolvono i dubbi
Il timore di Muliere è che “terziarizzare la produzione finora avvenuta a Novi si trasformi in uno spezzatino, una strategia aziendale fallimentare e inaccettabile”. “Perché andarsene da qui? In questi anni alla Pernigotti non sono stati fatti i necessari investimenti, mentre nel distretto dolciario novese gli altri player hanno migliorato fatturato e occupazione. Come mai la Pernigotti continua a perdere? Devono esserci stati errori nella strategia industriale”, sottolinea il sindaco, pronto a coinvolgere le istituzioni, a partire della Regione Piemonte. Il primo appuntamento già in agenda intanto è un Consiglio comunale aperto lunedì sera a Novi Ligure.
di Laura Carcano