LONDRA – Avrebbero nomi e volti le persone (non tutte, probabilmente) responsabili del volo dei droni sull’aeroporto di Gatwick che hanno paralizzato il secondo scalo del Regno Unito per quasi tre giorni.
Droni in volo sulla pista dell’aeroporto di Gatwick, arrestate due persone
La polizia del Sussex ha infatti annunciato di aver arrestato due persone “per l’uso criminale dei droni” all’aeroporto. I primi avvistamenti ci sono stati già mercoledì sera, ma i disagi sono iniziativi giovedì. Un drone era entrato nello spazio aereo e procedeva in modo incontrollabile. Le autorità hanno quindi pensato di chiudere lo scalo per motivi di sicurezza. Una paralisi durata fino a venerdì in tarda mattinata, quando l’aeroporto è stato riaperto. Nella prima serata di ieri, però, un altro drone e un’altra chiusura. Voli cancellati, passeggeri rimasti a piedi. In oltre 100mila, si stima, hanno dovuto rinunciare alla partenza nella sola giornata di giovedì. Notevoli disagi e ingenti danni economici, soprattutto per il periodo delle festività natalizie.
Azione espressamente vietata dalla legge britannica, la premier Theresa May ha ricordato: “I trasgressori rischiano 5 anni di carcere”
Un fatto “senza precedenti”, aveva detto il sottosegretario ai Trasporti Chris Grayling. D’altronde, le autorità non hanno mai realmente pensato di abbattere i droni che volavano intorno alla pista. Un’opzione certamente, ma troppi erano i rischi collegati. Dalla possibilità che trasportasse materiale esplosivo a quella di coinvolgere civili. Lo stesso vicecomandante della polizia del Sussex, Steve Barry, ne aveva parlato come di opzione “meno efficace disponibile”. Per le forze dell’ordine, l’azione dimostrativa è stata messa in pratica in questi giorni per avere il massimo della risonanza. La premier Theresa May, proprio nelle ultime ore, ha ricordato che la pena per i trasgressori – far volare droni nel raggio di un chilometro dagli aeroporto è espressamente vietato dalla legge britannica – può arrivare fino a 5 anni di carcere.