NAPOLI – Pesticidi: l’Agenzia europea per l’Ambiente (Aea, nda) boccia l’intero continente. Sono pochi e circoscritti i passi avanti fatti dai paesi dell’Unione europea nella riduzione dell’utilizzo di pesticidi e prodotti chimici nel settore agricolo. Il continente – fatte ovviamente le dovute eccezioni che riguardano la Repubblica Ceca, la Danimarca e il Portogallo – è ben lontano dal raggiungere gli obiettivi prefissati nell’agenda 2030 delle Nazioni Unite ma anche nell’adempiere alle linee guida della stessa Commissione europea. Lo studio dell’Agenzia europea attesta che l’83% dei terreni agricoli analizzati conteneva tracce residue di pesticidi.
L’uso di pesticidi non soltanto non è diminuito, in linea generale, ma in alcuni paesi risulta persino aumentato. E’ il caso di Germania, Francia e Austria. L’Italia questa volta fa registrare dei dati migliori rispetto agli altri grandi paesi industriali. Ma non è tutto oro quel che luccica e i miglioramenti registrati devono essere contestualizzati e non possono far pensare che il nostro Paese abbia risolto tutti i suoi problemi: non si può esultare.
Come attesta il report dell’Aea, infatti, in gran parte delle regioni settentrionali e del Centro Italia si registrano livelli di imidacloprid molto superiori ai limiti europei nonché di atrazina nelle falde acquifere. Il primo è un insetticida e la seconda invece è una sostanza utilizzata in passato per gli erbicidi e che è stata messa al bando più di 30 anni fa.
Nonostante questo, a causa del massiccio utilizzo che ne è stato fatto, è ancora possibile trovarne ingenti tracce nel suolo.
Da Nord a Sud, isole comprese, è purtroppo possibile trovare ovunque campi coltivati che presentano tracce di contaminazione. Uno dei casi più eclatanti in Campania è quello dell’Agrimonda. Si tratta di un ex fabbrica di fitofarmaci andata a fuoco nel luglio del 1995 e da allora rimasta praticamente abbandonata e mai bonificata.
Soltanto qualche anno fa ci furono alcuni interventi per rimuovere i rifiuti combusti ma per il resto nulla è stato fatto: il sito è rimasto lì, abbandonato, senza che nessuno abbia mosso un dito mentre le sostanze chimiche a poco a poco e, inesorabilmente, si sono infiltrate nel terreno e diffuse lungo i campi circostanti dove insistono numerose colture.
Lungo la superficie dell’Agrimonda è stato disteso un lungo telo di materiale sintetico che ha causato non pochi problemi ai residenti del luogo.
Sotto l’azione del sole e dei fenomeni atmosferici il telo si è progressivamente deteriorato emettendo olezzi nauseabondi. Inoltre, quando piove, l’acqua tende a ristagnare sul telo emettendo anche in questo caso degli olezzi mortiferi.
I residenti del luogo li conoscono bene e sono spesso costretti, soprattutto in estate, a chiudersi in casa per ripararsi da questi odori immondi. Negli anni, numerose associazioni ambientaliste e comitati cittadini hanno fatto pressione sulle amministrazioni comunali e la Regione Campania affinché si procedesse finalmente a porre fino a questo scempio. In una delle ultime conferenze dei capigruppo a Palazzo Santa Lucia è stata accertata la contaminazione del sito ed è anche emersa la preoccupazione che le sostanze tossiche si siano potute diffondere anche nelle falde acquifere e lungo i campi circostanti. Alcuni passi in avanti sono stati fatti negli ultimi giorni con la nomina di due comissari ad acta, uno per il Comune di Marigliano e l’altro per il Comune di Mariglianella.
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