Picca incaricato da Bidognetti di riformare la cassa comune

Il retroscena A raccontarlo alla Dda è stato il pentito Lanza: “Dopo la sua scarcerazione ci fu una riunione per organizzarci”

TEVEROLA – Collaborare per ripristinare la cassa comune del clan: sarebbe stato questo il desiderio mafioso di Aldo Picca espresso agli altri affiliati dopo la sua scarcerazione avvenuta nel 2020. Era stato in cella per 19 anni, tutti al 41 bis, e tornato in libertà, stando a quanto sostenuto dalla Dda di Napoli, aveva ripreso in mano, affiancato da Nicola Di Martino, il gruppo criminale attivo tra Teverola e Carinaro, dandogli un nuovo impulso e spingendolo verso l’esecuzione di estorsioni e lo spaccio di droga. Il collaboratore di giustizia Antonio Lanza, detto ‘Piotta’, ex capozona per i Bidognetti a Lusciano, ha riferito che ci fu un incontro presso la sede della ditta di onoranze funebri del cognato di Picca, al quale parteciparono anche altri bidognettiani, come Giosuè Fioretto, Luigi Mandato e Lino Garofalo, alias ‘Badoglio’. “Picca ci disse di incontrarci, facendoci sapere che aveva avuto contatti con Gianluca Bidognetti e che si erano accordati – ha raccontato Lanza – affinché i due gruppi dovessero collaborare anche per la creazione della cassa comune. Questo primo incontro avvenne circa un mese dopo la scarcerazione di Picca ed ebbe come oggetto l’organizzazione delle estorsioni per le quali decidemmo di collaborare in un primo momento”.
Le dichiarazioni di Lanza sono state usate nell’indagine della Dda per tracciare la presunta operatività mafiosa di Picca e del suo gruppo. Indagando sulle attività del boss di Teverola, i carabinieri hanno raccolto materiale tale da convincere la Procura a chiedere e ottenere l’arresto di 35 persone su un totale di 55 indagati, accusati a vario titolo di mafia, associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di droga, detenzione illegale di armi, riciclaggio e intestazione fittizia di beni.
Logicamente, le persone coinvolte sono da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.
Nel collegio difensivo degli indagati, tra i legali impegnati, figurano gli avvocati Gaetano Laiso, Raffaele Vanacore, Mario Griffo, Mirella Baldascino, Carmine D’Aniello, Cristina Mottola, Alessandro Motta e Vincenzo Motti.
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