Piemonte, fondi europei: dalla Regione 1,3 mld per le politiche di coesione

In foto Monica Cerutti

Torino, 22 mag. (LaPresse) –

Ammontano a oltre 1,3 miliardi di euro le risorse che ad oggi sono state complessivamente attivate dalla Regione Piemonte nell’ambito dei Programmi operativi regionali del Fondo sociale europeo (Fse) e del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr).

È uno degli elementi emersi nel corso dell’appuntamento annuale del Comitato unico di sorveglianza chiamato a vigilare sull’andamento dei due programmi europei. L’organismo, composto da Regione, Governo, Commissione europea, rappresentanti di enti locali, associazioni di categoria, sindacati, università, si è riunito oggi al Museo dell’Automobile di Torino.

Por Fse 2014-2020 – Grazie al Fondo sociale europeo in Piemonte sono state movimentate ad oggi risorse per oltre 500 milioni di euro, circa il 58% della dotazione complessiva del programma operativo (872,3 milioni di euro), che si sono tradotti in impegni giuridicamente vincolanti per circa 400 milioni di euro e, dato particolarmente significativo, a spese certificate per oltre 196 milioni (il 23% del totale).

Questo ha consentito di ammettere a finanziamento più di duemila operazioni, coinvolgendo oltre 165 mila partecipanti, in gran parte persone inattive (il 58% del totale), con una prevalenza di studenti, giovani e con un grado di istruzione medio-basso. La maggioranza degli impegni finanziari ha riguardato l’asse d’intervento dedicato all’ occupazione, con particolare riferimento alle misure volte a contrastare la disoccupazione e a sostenere l’occupazione giovanile, attraverso, ad esempio, gli interventi di formazione professionale e le politiche attive del lavoro che hanno finora permesso la presa in carico di oltre 15 mila persone, tra disoccupati e persone in condizione di svantaggio, con buoni esiti occupazionali.

Por Fesr 2014-2020 – Nel 2017 è stato registrato un importante avanzamento nell’attivazione delle risorse del Por Fesr che nel corso del 2018, con la collaborazione di tutte le strutture coinvolte e dei beneficiari degli interventi stessi, si trasformerà in spesa certificata.

Ad oggi sono oltre 826 milioni i fondi attivati su una dotazione complessiva di 956.8, ovvero circa l’86% del totale. 29 i bandi attivati, di cui sette di prossima uscita. Le misure che nelle prossime settimane verranno pubblicate prevedono il sostegno all’attrazione degli investimenti (33 milioni), nuovi contributi per i poli di innovazione (65 milioni), incentivi per la riduzione dei consumi energetici del patrimonio ospedaliero sanitario regionale (16 milioni), voucher per le fiere internazionali all’estero (9 milioni), sostegno alle imprese per l’innovazione sociale (5 milioni).

“Quest’anno – dichiara l’assessora al Lavoro Gianna Pentenero – sottoponiamo al Comitato una prima proposta di modifica del programma operativo del Fondo sociale che permetta di adeguarlo ad alcuni dei cambiamenti più significativi intervenuti dalla sua ideazione e formalizzazione. In particolare, l’aumento dei disoccupati ultracinquantenni e il calo della domanda di servizi per la prima infanzia, a causa dei costi troppo elevati, ci spingono ad attuare una riprogrammazione del Fondo.

Questo si tradurrà, ad esempio, nel finanziamento di interventi volti a sostenere il costo di accesso ai servizi per i bambini da zero a tre anni e nell’attivazione di percorsi formativi rivolti a giovani e adulti, insieme a una sperimentazione che interesserà disoccupati e lavoratori di aziende in crisi, con l’obiettivo di rafforzare le loro competenze e favorirne la riqualificazione e ricollocazione professionale”.

“Nella programmazione 2014-2020 – commenta l’assessore alle Attività produttive Giuseppina De Santis – abbiamo cercato di progettare misure nuove rispetto al passato, che hanno già innescato alcuni processi virtuosi in grado di creare tangibili possibilità di innovazione verso le imprese e concrete opportunità di lavoro per giovani qualificati. Ne sono testimonianza i circa 500 ricercatori assunti grazie alle varie misure sulla ricerca industriale. Utilizzare al meglio i fondi europei è una sfida tutt’altro che semplice, i meccanismi sono complessi e tanto lavoro ancora bisognerà fare, ma siamo consapevoli di essere sulla buona strada nel raggiungimento di tutti gli obiettivi che ci vengono richiesti”.

“I fondi europei – dichiara l’assessora alle Pari Opportunità Monica Cerutti – consentono azioni rivolte sia alle persone più fragili, sia alla totalità della popolazione per un miglioramento del benessere generale, a partire da una maggiore partecipazione al mercato del lavoro della componente femminile. Ad esempio attraverso il bando ‘Interventi di politica attiva di natura integrata e complementare ai servizi al lavoro a favore delle vittime di grave sfruttamento e tratta’ è stato investito oltre 1.000.000 di euro per sviluppare livelli di autonomia personale e di piena inclusione delle vittime di tratta favorendo la tenuta nei programmi di reinserimento e riducendo il rischio di ricaduta.

Obiettivo specifico per noi è inoltre integrare i progetti finanziati sul FAMI (Fondo Asilo Migrazione Integrazione), con quelli dei fondi strutturali, in una logica di programmazione plurifondo. Infine, grazie alla strategia regionale per l’innovazione sociale ‘WECARE – Welfare Cantiere Regionale’, sono state impegnate importanti risorse per la promozione del welfare aziendale, con l’obiettivo di mettere in connessione il tessuto imprenditoriale locale con le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori piemontesi”.

“E’ per noi importante – aggiunge l’assessore alle Politiche sociali Augusto Ferrari – avere accesso a questi fondi europei, che ci danno l’opportunità di sperimentare in merito a tematiche prioritarie per il nostro sviluppo e per il nostro viver bene. In un momento di scarsità di risorse è fondamentale ridefinire il ruolo delle istituzioni – e, in questo senso, il ruolo della Regione- che devono assumere non solo una funzione di gestione dell’ordinario, ma essere promotori di sviluppo e di comunità. Come? Attraverso lo stimolo e la messa in rete di tutte le risorse e gli attori presenti sui territori, in un’ottica di sussidiarietà.

Con questa ratio abbiamo pensato al progetto di Wecare: abbiamo infatti deciso di interpretare le misure di nostra pertinenza sul FSE come un’occasione per promuovere Innovazione Sociale. Avremmo potuto gestirle in maniera più semplice per distribuire contributi “tradizionali”, abbiamo invece scelto di spingere sull’innovazione. Le politiche di welfare non possono più essere pensate in termini prestazionali, ma vanno immaginate come luogo di cucitura delle comunità. La Regione deve assicurare quindi il coordinamento delle politiche”.

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