TORINO – L’andamento del Pil italiano nel II trimestre è molto incerto, sintesi di dinamiche contrastanti: nel complesso, appare molto debole. È la fotografia scatta dal Centro studi di Confindustria che evidenzia uno “scenario difficile”. A pesare, ancora una volta, è la guerra in Ucraina (ormai giunta al 115esimo giorno), i rincari delle commodity e la scarsità di materiali, con cui devono fare i conti le imprese. Al tempo stesso, se da un lato il calo dei contagi potrebbe sostenere turismo e servizi, l’inflazione frena i consumi delle famiglie. “C’è un’emergenza sociale e non possiamo aspettare cosa si farà a ottobre-novembre con la legge di Bilancio. Bisogna intervenire adesso perché le bollette e la benzina si pagano adesso”, sottolinea il segretario generale dell Cgil, Maurizio Landini, alla manifestazione in piazza del Popolo a Roma aggiungendo che “non abbiamo bisogno di 200 euro una tantum ma tutti i mesi per potere vivere con dignità. Il governo quando ha deciso di tassare gli extraprofitti al 25%, lo ha fatto dopo averci ascoltato. Se è vero che c’è un’emergenza, il governo e il Parlamento facciano un atto” perché “c’è un unico modo per risolvere il problema dei salari è aumentarli”.
L’energia continua a essere “carissima”, osserva il Centro studi di Confindustria, con il prezzo del petrolio balzato a giugno a 126 dollari al barile (da 113 a maggio), vicino al picco di marzo. Il gas naturale, che in Europa stava scendendo piano (81 euro/mwh da 89, pur restando 6 volte più alto da fine 2019), ma è bruscamente volato verso 120 per il taglio all’offerta russa.
Segnali discordanti arrivano invece dall’industria. Se la fiducia delle imprese manifatturiere (109,3 a maggio, da 109,9) è in costante diminuzione da novembre, unita a un progressivo deterioramento degli ordini e al calo dell’indice Pmi (51,9 a maggio, da 54,5), la produzione fino ad aprile sembra reggere, andando molto sopra le attese (dopo il -0,6% nel 1° trimestre). “Il rischio è che questa resilienza produttiva delle imprese industriali italiane – segnala il Csc – non duri a lungo, perché i margini sono molto ridotti (in alcuni casi negativi) a causa dei rincari delle commodity”. Per quanto riguarda il settore dei servizi, fa registrare un recupero “attenuato”. Il calo delle restrizioni anti-pandemia ha creato le basi per un recupero più robusto del turismo (spesa di viaggiatori stranieri a -25% a marzo dal pre-Covid, era -84% nel 2021).
A seguito della mossa della Bce, che ha pre-annunciato un rialzo dei tassi a luglio e poi a settembre, oltre allo stop degli acquisti dei titoli del programma App, il Csc evidenzia che “l’aumento dei tassi frenerà le aspettative di inflazione e limiterà il trasferimento dei rincari agli altri beni, ma non riuscirà a ridurre i prezzi di energia e alimentari e avrà un effetto recessivo”. I tassi pagati dalle imprese, da anni ai minimi (1,85% in aprile per le PMI sulle nuove operazioni, 0,87% per le grandi), rischiano di subire un aumento. Se salisse il costo del credito, si aggraverebbe la situazione finanziaria delle aziende, già complicata dalla pandemia nel 2020 (cui si sommano ora le bollette energetiche) che ha condotto ad accumulare maggior debito.
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