MARCIANISE – A garanzia del prestito avrebbero fatto sottoscrivere alla presunta vittima un contratto di compravendita per l’appartamento di cui era proprietario. Al momento della mancata restituzione dei soldi che gli avrebbero prestato hanno dato seguito all’atto di cessione. Usura ed estorsione aggravati dall’articolo 416bis perché avrebbero agito con il metodo e spendendo il nome del clan Belforte. Con queste ipotesi di reato sono stati arrestati Domenico Rossetti, 66 anni e il nipote Raffaele Rossetti, 46 anni, di Capodrise. L’altro ieri mattina il comando provinciale della guardia di finanza di Caserta ha eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari in carcere emessa dal gip del tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti dei due i quali, in base agli elementi investigativi finora acquisiti, sono stati ritenuti gravemente indiziati della commissione, a vario titolo, dei reati di usura ed estorsione, anche mediante l’utilizzo del metodo mafioso.
Il provvedimento compendia gli esiti di indagini, svolte dalla Compagnia di Marcianise e coordinate dalla Dda di Napoli, nel cui ambito è stato possibile ricostruire alcune condotte usuraie ed estorsive che gli indagati avrebbero posto in essere ai danni di una coppia di coniugi, facendo anche ricorso a forme di intimidazione basate sulla spendita del nome del noto clan camorristico dei Belforte. La restituzione coattiva dei singoli prestiti sarebbe avvenuta attraverso la sottrazione, con violenza e minaccia, di un immobile posto a garanzia del debito contratto. I due arrestati sono stati sottoposti ad interrogatorio di garanzia in carcere. Sono assistiti dall’avvocato Angelo Raucci. Si tratta delle seconda operazione portata a termine dai finanzieri della Compagnia di Marcianise. Le fiamme gialle coordinate dal capitano Benedetta Antonaci infatti lunedì scorso hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misure cautelari anch’essa emessa dal gip del Tribunale di Napoli, sempre su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di tre persone le quali, in base agli elementi investigativi finora acquisiti, sono stati ritenuti gravemente indiziati della commissione, a vario titolo, dei reati di usura, estorsione e impiego di proventi illeciti, anche mediante l’utilizzo del cosiddetto metodo mafioso. Tra i coinvolti anche il boss dei Belforte Gennaro Buonanno; è ai domiciliari.