Pizzo in nome del clan, condannato ‘o ciuraro Diana: chiese 8mila euro a un imprenditore

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S. CIPRIANO D’AVERSA – La Cassazione ha messo la parola fine sul caso di Giuseppe Diana, 59 anni, detto ‘o ciuraro, rendendo definitiva la condanna per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Il suo ricorso è stato dichiarato inammissibile, rendendo definitiva la sentenza già emessa dal Tribunale di Napoli Nord e confermata dalla Corte d’appello di Napoli. Secondo i giudici, Diana – insieme ad altri due complici, Nicola Pezzella e Antonio Barbato (le cui posizioni sono state stralciate rispetto a quella di ’o Ciuraro) – nel luglio 2023 avrebbe intimato a un imprenditore di versare 8mila euro. Una richiesta avanzata non solo con minacce, ma facendo esplicito riferimento al potere del clan dei Casalesi.

Durante un incontro in un bar di Casal di Principe, uno degli estorsori pronunciò la frase: “Siamo la gente di Casale”, chiaro richiamo all’organizzazione camorristica per incutere paura. La difesa, guidata dall’avvocato Luigi Poziello, aveva sostenuto che Diana non avesse avuto un ruolo attivo nella vicenda e che le prove fossero state travisate. Ma la Cassazione ha confermato la solidità delle testimonianze, in particolare quella dell’imprenditore vittima, ritenuto attendibile sin dal primo riconoscimento fotografico.

Anche l’aggravante del metodo mafioso è stata ribadita: in territori segnati dalla presenza dei clan, ha ricordato la Corte, basta evocare il nome della cosca per attivare un meccanismo di intimidazione. Non è necessario far parte formalmente dell’organizzazione, è sufficiente sfruttarne la fama criminale. Respinta anche la richiesta di attenuanti generiche: per i giudici, la gravità del fatto e i precedenti penali di Diana non consentono uno sconto di pena.

Con la decisione della Cassazione, Diana dovrà inoltre pagare le spese processuali e 3.000 euro alla Cassa delle Ammende. Il verdetto conferma definitivamente la responsabilità per un’estorsione compiuta nel nome del clan, con la forza delle parole e dell’intimidazione mafiosa.

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