Politiche, De Luca confinato a Salerno: schiaffo a Casillo e Oliviero

Vincenzo De Luca ospite a "Porta a Porta" Foto Roberto Monaldo / LaPresse 29-09-2020 Roma Politica Trasmissione tv "Porta a Porta" Nella foto: Vincenzo De Luca Photo Roberto Monaldo / LaPresse 29-09-2020 Rome (Italy) Politics Tv program "Porta a Porta" In the pic: Vincenzo De Luca
Foto Roberto Monaldo / LaPresse 29-09-2020 Roma Politica Trasmissione tv "Porta a Porta" Nella foto: Vincenzo De Luca Photo Roberto Monaldo / LaPresse 29-09-2020 Rome (Italy) PoliticsTv program "Porta a Porta" In the pic: Vincenzo De Luca

NAPOLI (Francesco Foco) – Enrico Letta ha punito tutti, il segretario nazionale del Pd non ha perdonato ai campani la querelle regionale che ha portato al commissariamento della federazione piddina di Francesco Boccia

Tanti gli esclusi di peso. Su tutti Gennaro Oliviero, il presidente del consiglio regionale fino all’ultimo momento ha provato a fare il capolista a Caserta. La scelta è ricaduta invece proprio su Stefano Graziano, l’uomo che Letta voleva alla guida del partito dopo le dimissioni di Leo Annunziata. Fuori anche Umberto del Basso de Caro e Camilla Sgambato. L’ex deputata casertana si è letteralmente scagliata contro il suo partito: “Le donne sono state mortificate e, in alcuni casi, addirittura inserite più volte, per far scattare gli uomini. Nel partito, ho sempre avuto rispetto dei ruoli e  delle scelte, anche nei momenti difficili e quando non le condividevo, sempre anteponendo gli interessi collettivi alle mie personali considerazioni. Ma a tutto c’è un limite, dato dal rispetto della dignità, non solo mia, ma di un territorio che avrebbe dovuto essere più fortemente rappresentato”. E poi ancora: “Non mi sono mai sottratta alle battaglie politiche e al senso di responsabilità di chi vive in una comunità e ne rispetta regole e obiettivi. Ma a tutto c’è un limite. Per la seconda volta, come avvenne già nel 2018, mi è stata proposta una candidatura in posizione non utile”. Anche lei è stata una delle protagonisti della querelle dei mesi scorsi. Esce sconfitto anche il capogruppo Mario Casillo, che sperava in una candidatura almeno di Assunta Tartaglione. Addirittura il suo capocorrente nazionale, Luca Lotti, è stato escluso dalle liste. 

Ma è Vincenzo De Luca quello che rischia di uscire veramente sconfitto. Chiaramente allo Sceriffo è stata concessa la candidatura del figlio Piero da capolista alla Camera a Salerno. Ma non c’è stato verso di garantire un seggio sicuro anche al vicepresidente Fulvio Bonavitacola. Il governatore sperava per lui una posizione da capolista al Senato, scelta ricaduta invece su una ‘straniera’ come Susanna Camusso, ex segretaria nazionale della Cgil. Bonavitacola ora dovrà correre in un collegio uninominale nel fortino salernitano, ma sondaggi alla mano l’impresa è davvero ardua. Fuori da Salerno, poi, ai deluchiani non è stato riservato nemmeno un posto. A Napoli non ci sono né Antonio Marciano Enza Amato. Nemmeno negli uninominali c’è stato spazio per alcuni deluchiani in odore di candidatura come il consigliere comunale di Napoli Nino Simeone o l’assessora all’Istruzione Lucia Fortini. Insomma, per uno che fa il governatore è una piccola debacle. 

Alcune candidature, poi, sanno di pura provocazione. Come quella di Roberto Speranza capolista a Napoli: il segretario di Articolo-1 e ministro della Salute è il bersaglio prefereito delle sfuriate deluchiane da almeno un anno. Letta poteva candidarlo più o meno ovunque, inserirlo nel capoluogo campano non è un segnale che non è passato inosservato. 

In ogni caso le scelte di Letta hanno innescato un vortice di polemiche appena iniziate. E per gli esclusi e per le candidature di personalità non campane come Dario Franceschini e appunto Camusso e Speranza. Anche in quel di Articolo-1 ci sono polemiche furibonde. Sollevata dal deputato Federico Conte, che ha motivato così il rifiuto a candidarsi a numero due al Senato: “Mi ha colpito la scelta di trasformare la Campania in un’area di atterraggio per candidature prestigiose di altre realtà. Evidentemente si ritiene che la classe dirigente espressione del sistema di potere locale non sia all’altezza di esprimersi a livello nazionale e, nel contempo, si impedisce che ne emerga una nuova. A pro di chi? Non certo della Campania”.

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