CASERTA –
Consiglieri comunali poco coinvolti in questi primi giorni di campagna elettorale ‘per le Politiche, anche se si possono delineare alcuni “sponsor” dei vari candidati. I consiglieri del Pd dovrebbero in teoria attivarsi per il capolista Stefano Graziano e la new entry Francesca Trovato, con Andrea Boccagna in posizione più defilata in lista. Ma i mal di pancia sono all’ordine del giorno nel partito democratico, che forse non riuscirà a strappare neanche un seggio, e Graziano rischia di restare a piedi. A sostegno dei candidati di Fratelli d’Italia (compresa la toscana Letizia Giorgianni) dovranno muoversi invece Pasquale Napoletano e Paolo Santonastaso. Oltre alla discussa candidata proveniente dalla Toscana, i candidati casertani non mancano, da Gimmi Cangiano a Marco Cerreto e all’uscente Giovanna Petrenga. Allo stesso modo, il leghista Gianpiero Zinzi potrà contare sui consiglieri comunali che rispondono a lui.
Pio Del Gaudio sostiene Ovidio Marzaioli, candidato al Senato per Azione, mentre non è ancora chiaro come si comporteranno i Moderati di Giovanni Zannini. Fra i consiglieri non legati a partiti precisi, sembra che Romolo Vignola e Dino Fusco sosterranno Stefania Modestino, capolista di Italia viva-Azione (nonché imparentata con lo stesso Vignola). Meno definita la posizione di “Caserta decide”, che in Consiglio schiera Raffaele Giovine: il consigliere non sembra avere ancora un orientamento, mentre fra i suoi c’è chi è più vicino a Unione popolare, il movimento dell’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris, e chi preferisce Giuseppe Conte. E stamattina al Circolo Nazionale, in piazza Dante, il movimento 5 Stelle della provincia di Caserta presenterà i propri candidati nei collegi plurinominali e uninominali.
Insieme al capolista Agostino Santillo ci saranno anche il ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli e il vicepresidente del Movimento Michele Gubitosa.
Su tutte le candidature, però, pesa il disimpegno dei portatori di voti: non solo diversi candidati del territorio sono stati sacrificati a vantaggio dei “forestieri”, ma negli ultimi anni ci sono state diverse elezioni ravvicinate e chi è abituato a “fare legna” si ritrova a dover pregare gli elettori per la terza volta in due anni. La stanchezza dei cittadini alimenterà verosimilmente l’astensionismo.
Sono poi da tenere in considerazione i mutati equilibri fra i partiti: sia i 5 Stelle che il Pd difficilmente potranno contare sugli stessi consensi dl 2018. Allora la “macchina da guerra” elettorale di Vincenzo De Luca riuscì per un pelo a far eleggere il figlio Piero e solo grazie ai resti. I pentastellati, da parte loro, devono fare i conti con la scissione di Impegno civico e soprattutto con il drastico calo di consensi. Inverosimile che si riesca a bissare il successo delle scorse consultazioni, con diversi eletti senza grandi esperienze politiche alle spalle: l’“effetto novità” è sfumato.
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